domenica 23 giugno 2024

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Il genius loci di Jesi: il dibattito

 

Voce della Vallesina, 12 maggio 2024

Voce della Vallesina, 19 maggio 2024

Voce della Vallesina, 2 giugno 2024


Voce della Vallesina, 14 luglio 2024

Ho letto con vivo interesse l’intervento di Silvano Sbarbati dedicato a Valeria Moriconi (“L’anima di Jesi”, Voce della Vallesina n. 25).

L’autore coglie l’occasione per rilanciare il dibattito sul “genius loci”, iniziato su queste colonne nel mese di maggio.

Condivido in pieno l’intuizione di Sbarbati, il quale individua nella grande attrice, un’incarnazione della jesinità.

A riprova, è doveroso trascrivere, per intero, quell’autentico atto d’amore che Valeria Moriconi vergò di suo pugno:

A Jesi sono nata,

a Jesi ho respirato appena venuta al mondo,

a Jesi c’è la mia casa,

a Jesi ho camminato per la prima volta in vita mia,

a Jesi dormono le persone che mi hanno dato la vita,

a Jesi torno a respirare quando in altre parti sto soffocando,

a Jesi per la prima volta i miei occhi hanno visto il cielo azzurro,

a Jesi ho amato, ho pianto, ho riso, sono stata felice.

Che dire di più?

Jesi è la mia anima.


Sbarbati prosegue la sua riflessione, ponendo alcune domande di ardua risposta: “Come è fatta la jesinità? Arriva come patrimonio genetico o la si conquista?”.

Viviamo nelle Marche: la regione al plurale.

L’unica, in Italia, con un toponimo che indica una sommatoria di zone geografiche distinte.

A tutti sono note le differenze (di tipo storico, economico, idiomatico) tra le varie parti della regione. E molto spesso, le diversità riguardano porzioni di territorio all’interno  di una stessa Provincia: Jesi è ben diversa da Ancona, ma anche da Senigallia e da Fabriano.

Tra i rischi della globalizzazione, è inclusa la perdita delle identità locali. L’intensificazione degli scambi economici a livello planetario, genera una condizione di interdipendenza sociale e culturale, con un conseguente appiattimento delle peculiarità territoriali. L’uniformità del globo annulla le differenze.

Credo, invece, che la jesinità sia una ricchezza e, in quanto tale, vada preservata e trasmessa alle nuove generazioni, attraverso un percorso educativo.

Sono consolato nel vedere, ogni anno, decine e decine di scolaresche e insegnanti salire nella Residenza Municipale per incontrare i Sindaci e farsi raccontare le vicende storiche della nostra Jesi.

Posso azzardare che anche per Valeria Moriconi, la jesinità fu il frutto di un percorso educativo, in questo caso coltivato in famiglia.

Valeria era la nipote di Giuseppe Abbruzzetti (1870-1950), per due volte Sindaco, in carica durante la prima guerra mondiale.

Colui che si trovò a gestire il drammatico periodo post bellico, inaugurò il primo acquedotto cittadino, promosse la realizzazione dello Stradò (l’odierno Viale della Vittoria), disegnò l’assetto urbanistico dei quartieri nella zona della Stazione, come ancora oggi li conosciamo.

Colui che, mai iscritto al Partito Fascista, fu chiamato, dopo l’8 settembre 1943, a risollevare le sorti di una città in ginocchio, ricoprendo il ruolo di Commissario Prefettizio all’età di 73 anni.

Possiamo affermare che Valeria Moriconi respirò la jesinità fin sulle braccia del nonno Giuseppe.

E vogliamo sperare che nel 2025, in occasione del ventennale della morte, questa attrice possa essere degnamente celebrata nella sua città, come auspicato da Franco Cecchini e dai tantissimi che l’ammirarono per la sua vicenda artistica e per la continua testimonianza di jesinità.


Mauro Torelli