martedì 31 maggio 2016

Nella ricorrenza della Visitazione

Lorenzo Lotto, Visitazione, 1531, Pinacoteca civica, Jesi

Ambientata in un interno domestico, la scena si compone attraverso sguardi di intesa e mani che si cercano. Una tenda verde isola 4 figure femminili in cui spicca la commovente gravidanza della vecchia Elisabetta che risponde all’interrogativo della giovane cugina sollevando lo sguardo e le mani al cielo in segno di accettazione della insondabile volontà divina di cui le due donne sono consapevoli strumenti. Un solo uomo compare nel quadro, Zaccaria, posto sul limite della porta a sottolineare la sua estraneità ad un universo femminile regolato da leggi e cadenze proprie. Sulla mensola una natura morta semplifica per valori simbolici l’assunto dottrinale dell’opera: il vaso ( Maria) contrapposto all’arancia (simbolo del peccato originale e dunque di Eva); la zucca come prefigurazione della morte e della resurrezione; gli oggetti per scrivere la storia di Cristo (Nuovo Testamento) in contrapposizione alla pergamena (Vecchio testamento). Nella lunetta l’Annunciazione introduce il tema del contatto con il divino e del significato ultimo che esso imprime al destino dell’umanità.

fonte: http://www.lorenzolottomarche.it/

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56)

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. 
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: 
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.