lunedì 28 agosto 2023

Nominato il Comitato nazionale

 (ANSA) - ASSISI (PERUGIA), 11 MAG - E' stato ufficializzato il Comitato nazionale per la celebrazione dell'ottavo centenario della morte di San Francesco d'Assisi.

Lo ha fatto con un decreto la Presidenza del Consiglio dei ministri che ha provveduto a nominare presidente Davide Rondoni.

Lo rende noto il Comune di Assisi, spiecificando che il sindaco della città, Stefania Proietti, è membro di diritto.

Gli altri 18 componenti sono Franco Cardini e Vincenzo Rosito (scelti dal ministero della Cultura), Gianfranco Formichetti ed Emanuela Varano (ministero del Turismo), Felice Accrocca, Fiammetta Modena e Antonino Treppiedi (ministero dell'Istruzione d'intesa con il ministero dell'Università), Giulio Cesareo (ministero degli Esteri), Gianfranco Brunelli ed Enrico Menestò (Conferenza unificata), Fabrizio Gareggia e Matteo Fortunati (Regione Umbria), Grado Giovanni Merlo e Stefano Brufani (Comune di Assisi), Marina Rosati (Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino), Francesco Piloni e Marco Giuseppe Moroni (conferenza dei ministri generali del primo ordine francescano e Tor), Paolo Vian (società internazionale di studi francescani).

Il Comitato è stato nominato in applicazione della legge 140 del 2022 che ha previsto appunto un organismo a cui è affidato il compito di elaborare un programma culturale relativo alla vita, all'opera e ai luoghi legati alla figura di San Francesco e prevede un budget di 4 milioni e 510 mila euro.

L'iter legislativo fu avviato dall'allora ministro della Cultura Dario Franceschini su forte sollecitazione del Comune di Assisi e poi il parlamento lo ha approvato con un consenso trasversale.

    (ANSA).

Verso l'anno 2026

LEGGE 31 agosto 2022 , n. 140


Disposizioni per la celebrazione dell'ottavo centenario della morte di San Francesco d'Assisi. 


 

  La  Camera  dei  deputati  ed  il  Senato  della  Repubblica  hanno

approvato; 

 

                   IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 

 

                              promulga la seguente legge: 


                               Art. 1 

                               Finalita' 

 1. La Repubblica, nell'ambito delle finalita' di  promozione  dello sviluppo della  cultura  e  della  ricerca  scientifica,  nonche'  di valorizzazione e di tutela del patrimonio storico e  artistico  della Nazione, a essa attribuite dalla Costituzione, celebra la  figura  di San Francesco d'Assisi nella ricorrenza dell'ottavo centenario  della morte, che cade nell'anno 2026. 


                               Art. 2 

          Istituzione e finanziamento del Comitato nazionale 

 

1. Per le finalita' di cui all'articolo 1 e' istituito il  Comitato nazionale per la celebrazione dell'ottavo centenario della  morte  di San Francesco d'Assisi, di seguito denominato «Comitato nazionale», a cui e' attribuito un contributo di 4.510.000 euro per  gli  anni  dal 2022 al 2028. 

 2. Il contributo di cui al comma 1 e' autorizzato nella  misura  di 200.000 euro per l'anno 2022, 500.000 euro per l'anno  2023,  500.000 euro per l'anno 2024, 1 milione di euro per l'anno 2025, 2 milioni di euro per l'anno 2026, 300.000 euro per l'anno 2027 e 10.000 euro  per l'anno 2028. 

 3. ((COMMA ABROGATO DAL D.L. 10 AGOSTO 2023, N. 105)). 

 4.  Al  Comitato  nazionale  possono  altresi'   essere   destinati contributi  di  enti  pubblici  e  privati,  lasciti,   donazioni   e liberalita' di ogni altro tipo. 


                               Art. 3 

          Composizione e funzionamento del Comitato nazionale 


 1. Il Comitato nazionale e' formato da  venti  componenti  nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei  ministri,  da  adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della  presente legge. 

  2. Il presidente del Comitato nazionale e' nominato dal  Presidente del Consiglio dei ministri. Gli altri componenti sono designati:  

due dal Ministro della cultura, due dal Ministro  del  turismo,  tre  dal Ministro dell'istruzione e  dal  Ministro  dell'universita'  e  della ricerca d'intesa tra loro, uno dal Ministro  degli  affari  esteri  e della cooperazione internazionale, due dalla Conferenza unificata  di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto  1997,  n.  281, due dalla regione Umbria, due dal comune di Assisi, uno  dal  vescovo della  diocesi  di  Assisi-Nocera  Umbra-Gualdo  Tadino,  due   dalla Conferenza dei ministri generali del primo ordine francescano  e  del terzo ordine regolare e uno dalla Societa'  internazionale  di  studi francescani associazione di promozione sociale, con sede  in  Assisi.

Del Comitato nazionale e' altresi' componente di diritto  il  sindaco del comune di Assisi. 

  3. I componenti del Comitato nazionale sono  scelti  tra  esponenti della cultura italiana e internazionale aventi comprovata  competenza e conoscenza della vita e delle  opere  di  San  Francesco  d'Assisi,  nonche' tra rappresentanti di enti pubblici, privati ed ecclesiastici con personalita' giuridica nell'ordinamento  della  Chiesa  cattolica che, per le finalita' statutarie o per  l'attivita'  culturale  o  di culto svolta, abbiano maturato una specifica competenza e  conoscenza della figura da celebrare o che siano particolarmente coinvolti nella celebrazione per l'ambito territoriale, turistico o istituzionale  in cui agiscono. 

  4. Il decreto di cui al comma 1 determina, altresi',  le  modalita' di funzionamento e di scioglimento del Comitato nazionale. 

  5. Con decreto  del  Presidente  del  Consiglio  dei  ministri,  su proposta del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro  del turismo, sentita la Conferenza unificata di cui  all'articolo  8  del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, possono  essere  nominati ulteriori componenti del Comitato nazionale, fino a un numero massimo di tre, nel rispetto di quanto stabilito dal comma 3. 

  6. Ai componenti del Comitato nazionale non  e'  corrisposto  alcun compenso, gettone di presenza o altro emolumento comunque denominato.

Essi hanno  diritto  al  solo  rimborso  delle  spese  effettivamente sostenute e documentate per le  attivita'  strettamente  connesse  al funzionamento del Comitato, secondo la normativa  vigente.  Le  spese per il funzionamento sono  poste  a  carico  del  contributo  di  cui all'articolo 2. 

  7. Il Comitato nazionale e' sottoposto alla vigilanza del Ministero della cultura. A tale  fine,  il  Comitato  elabora  e  trasmette  al Ministero,  con  cadenza  annuale,   rendiconti   sull'utilizzo   del finanziamento   ricevuto,    nonche'    l'ulteriore    documentazione eventualmente richiesta dal medesimo Ministero. 

  8. Il Comitato nazionale opera presso il Ministero  della  cultura. Esso assicura l'integrazione e la coerenza del programma culturale di cui all'articolo 4, comma 2, con le attivita' del  Comitato  per  gli anniversari di interesse nazionale, istituito  presso  la  Presidenza del Consiglio dei ministri. 

                             

  Art. 4 

               Durata e compiti del Comitato nazionale 

 

  1. Il Comitato nazionale opera a decorrere dalla data  di  adozione del decreto di nomina di cui all'articolo 3,  comma  1,  e  resta  in carica fino alla data del 30 aprile 2028. 

  2. Il Comitato nazionale ha il compito di  elaborare  un  programma culturale relativo alla vita,  all'opera  e  ai  luoghi  legati  alla figura di San Francesco d'Assisi, comprendente attivita' di  restauro di cose mobili o immobili sottoposte a tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di  cui  al  decreto  legislativo  22 gennaio 2004,  n.  42,  nonche'  attivita'  di  ricerca,  editoriali, formative,   espositive   e   di   organizzazione   e   gestione   di manifestazioni in ambito culturale, storico, letterario,  scientifico e   artistico   di   elevato   valore,   in   una   prospettiva    di internazionalizzazione, di  promozione  turistica  e  di  innovazione tecnologica  nonche'  di  attenzione  agli  aspetti   del   messaggio francescano riguardanti il  rispetto  e  la  cura  dell'ambiente,  il dialogo tra le religioni e la pacifica convivenza tra  i  popoli,  al fine di divulgare in Italia e all'estero, anche mediante  piattaforme digitali, la conoscenza del pensiero,  dell'opera,  della  cultura  e dell'eredita' del personaggio. In particolare, il Comitato  nazionale ha il compito di: 

    a)  elaborare  il  piano  delle  iniziative  culturali   per   la divulgazione e la diffusione della conoscenza della vita e dell'opera di San Francesco d'Assisi, anche con  riferimento  ai  settori  della formazione scolastica, dell'alta  formazione  artistica,  musicale  e coreutica, dell'universita' e  della  ricerca,  tenendo  conto  degli eventuali riflessi della sua opera in ambito internazionale; 

    b) predisporre  il  piano  economico  sulla  base  delle  risorse finanziarie assegnate dalla presente  legge  e  tenendo  conto  degli eventuali  contributi,  lasciti,  donazioni  e  liberalita'  di   cui all'articolo 2, comma 4; 

    c) elaborare programmi volti  a  promuovere  attivita'  culturali connesse   alla   celebrazione,   da   realizzare    attraverso    il coinvolgimento di enti  pubblici  o  privati,  dotati  di  comprovata esperienza, capaci di  apportare  ogni  utile  contributo  o  risorsa economica; 

    d) predisporre programmi intesi a favorire processi  di  sviluppo culturale nel territorio,  nonche'  di  valorizzazione  e  promozione turistica dei luoghi  e  dei  cammini  francescani  e  di  promozione commerciale in ambito culturale connessi alla celebrazione. 

  3. Nell'ambito dei programmi di cui al comma 2,  lettera  c),  sono ricomprese: 

    a) la  pubblicazione  dell'edizione  delle  fonti  sulla  vita  e sull'opera di San Francesco  d'Assisi  e  sulle  origini  dell'Ordine francescano fino al XIV secolo, a cura della Societa'  internazionale di studi francescani associazione di promozione sociale, con sede  in Assisi, che vi provvede in  coordinamento  con  l'Edizione  nazionale delle fonti francescane, di cui al decreto del Ministro per i beni  e le attivita' culturali del 2 agosto 2007; 

    b) la pubblicazione del catalogo dei codici medievali  del  Fondo antico comunale e la catalogazione  del  Fondo  antico  dei  libri  a stampa della Biblioteca comunale conservati presso il Sacro  Convento in Assisi, a cura della Societa' internazionale di studi francescani, in collaborazione con il medesimo Sacro Convento. 

  4. I piani di cui alle lettere a) e b) e i programmi  di  cui  alle lettere c) e d) del comma  2  sono  sottoposti  all'approvazione  del Ministero della cultura e del Ministero del turismo. 


                               Art. 5 

                       Disposizioni finanziarie 

 

  1. Agli oneri derivanti dall'articolo 2, comma 2,  pari  a  200.000 euro per l'anno 2022, 500.000 euro per l'anno 2023, 500.000 euro  per l'anno 2024, 1 milione di euro per l'anno 2025, 2 milioni di euro per l'anno 2026, 300.000 euro per l'anno 2027 e 10.000  euro  per  l'anno 2028, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di  cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190. 

  La presente legge, munita del sigillo dello Stato,  sara'  inserita nella  Raccolta  ufficiale  degli  atti  normativi  della  Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. 

    Data a Roma, addi' 31 agosto 2022 

 

                             MATTARELLA 

 

                                  Draghi,  Presidente  del  Consiglio

                                  dei ministri 

 

                                  Franceschini,    Ministro     della

                                  cultura 

 

Visto, il Guardasigilli: Cartabia 

domenica 13 agosto 2023

"Viveva solitario ai lati del monte di Sefro, tutto dedito alla contemplazione"


 

Alla morte di San Francesco, avvenuta ad Assisi il 3 ottobre 1226, seguirono aspre lotte fra gli intransigenti sostenitori della rigida applicazione della primitiva Regola dell’Ordine ed i moderati che tendevano a mitigarla e a trascurarla. 

Quando alla guida dell’Ordine fu eletto per la seconda volta frate Elia da Cortona, sostenitore dei moderati ovvero i cosiddetti Conventuali, i contrasti divennero insanabili tanto che, alcuni intransigenti, ovvero “Spirituali” (o Zelanti), fra i quali alcuni dei primi discepoli di Francesco d’Assisi, tentarono una forte resistenza, pagandone in molti casi gravi conseguenze personali. 

Fra questi c’era il Beato Bernardo da Quintavalle, il quale: “…vedendo l’Ordine cominciar a largharsi, per mezzo di detto F. Elia Generale, dando luogo all’ira, si ritirò in un Monte; dove era fatto un picciolo Eremitorio de foglie, e rami d’alberi, si diede tutto all’oratione, e contemplatione, et in esso dimorò due anni…”. 



E’ probabile che il ritorno di Bernardo ad Assisi, fosse reso possibile dalla deposizione di Frate Elia avvenuta nel 1239 e che quindi il periodo dell'”Esilio” fosse avvenuto a partire dal 1237, anche se riguardo a questi avvenimenti le fonti francescane sembrerebbero particolarmente reticenti. 

Sta di fatto tuttavia che le grotte alle quali si fa riferimento, sono attualmente accessibili attraverso un sentiero che parte dalla strada che da Agolla sale a Monte Lago in loc. Il Tribbio e si trovano in una sorta di terrazzo naturale che sporge a strapiombo sopra il fosso detto di San Giovanni nella parete sud del Monte Crestaio.

In questo luogo, oltre alle grotticelle visibili nella parete rocciosa, si possono scorgere anche le fondamenta di un piccolo edificio di pietra. E’ probabile che queste fondamenta appartengano all’Eremo costruito originariamente dal Beato Bernardo da Quintavalle e trasformato successivamente in chiesa. 



Questa chiesa è dedicata a San Bartolomeo [apostolo], ma di essa possediamo notizie solo a partire da un riferimento che se ne fa in occasione della Visita Pastorale avvenuta ad Agolla il 9 agosto 1582, quando essa viene definita simplicìs ecclesiae. Questa chiesa detta delle Carceri o chiesa di San Bartolomeo è citata in più occasioni fra il XVIII ed il XIX secolo nei catasti, ma soprattutto in vari atti relativi alla definizione dei confini fra Agolla e Sefro. Fra queste citazioni risulta importante una descrizione che se ne fa per l’anno 1783: “…detto Monte Cristato e il sito dell’antica chiesa diruta detta di San Bartolomeo delle Carceri… fino al sito di detta chiesa diruta, che esiste precisamente circa la metà di questa falda, e continua dal lato di Ponente a un grosso scoglio quasi perpendicolarmente tagliato, di color tendente al giallo, nel quale si sono osservate diverse grotte, che vi si internano per qualche tratto…”.


Bernardo da Quintavalle (XIII secolo – morto in Assisi, 10 luglio 1241)

Fu il primo seguace di Francesco d’Assisi ed è venerato come Beato dalla Chiesa Cattolica. Figlio di Quintavalle di Berardello, di condizione agiata, si laureò dottore in utroque iure a Bologna. Successivamente conobbe Francesco d’Assisi e – secondo l’agiografia – era assieme a lui, il 16 aprile 1208, quando ascoltò un predicatore pronunciare un passo del Vangelo secondo Matteo che lo indusse a spogliarsi dei suoi averi e distribuirne il ricavato ai poveri seguendo l’esempio tracciato da Francesco. Qualche tempo dopo Bernardo fece ritorno a Bologna come predicatore insieme a Pietro Cattani, successivamente si trasferì a Firenze. 



Tra il 1213 e il 1214, insieme a Francesco, si diresse in Marocco attraverso la Spagna; durante il viaggio fece tappa a Sanguesa, in Navarra, per assistere un infermo, nel luogo in cui sarebbe stato fondato, in seguito, il primo – probabilmente – convento dell’Ordine francescano. Continuò le sue peregrinazioni per un’altra quindicina d’anni fino a quando non si ritirò in eremitaggio fino al 1240. È sepolto in Assisi, nella Basilica interiore.

Le Grotte del Beato Bernardo da Quintavalle

Le prime notizie su questi luoghi risalgono tuttavia solo al XIII sec, tra gli anni 1237-1239, quando il Beato Bernardo da Quintavalle, si rifugio nelle grotte del monte Crestaio presso Sefro. Il Beato Bernardo, fedele osservatore della regola degli Spirituali, dopo la morte di San Francesco, fu costretto a fuggire da Assisi per scampare alle persecuzioni di Elia, che voleva osservare la Regola in maniera meno rigida. Il frate visse in questi luoghi per oltre due anni utilizzando una grotta per rifugio e probabilmente un’altra come chiesa. Infatti, all’interno di quest’ultima è collocata una pietra orizzontale che sembra richiamare la mensa di un altare. 



Uno storico, fra i più vicini di quel periodo, frate Angelo Clareno, scrive: «viveva solitario ai lati del monte di Sefro, tutto dedito alla contemplazione. Lo scoprì un legnaiolo che andava a far legna e gli chiese chi fosse e come mai vivesse in un luogo così aspro e solitario. Spiegatone il motivo, Bernardo si offri di lavorare per lui, in incognito e il legnaiuolo gli veniva procurando il vitto e altre cose di prima necessità». La popolazione di Sefro conosce queste grotte fin da tempi remoti e le indicava come «grotte dei frati» o anche «le Carceri», poiché lungo i secoli furono utilizzale dai vari eremiti che vivevano prigionieri di se stessi.



In data 12 Settembre 2015 si è posta una statua del Beato Bernardo da Quintavalle ed una Croce in legno presso le grotte, benedetta da Sua Eccellenza Reverendissima Mosn. Francesco Giovanni Brugnaro Arcivescovo di Camerino e San Severino Marche. Nella realizzazione dell’opera, si conferma il profondo significato Storico e Religioso della figura di San Francesco d’Assisi e dei suoi primi compagni, testimoniata dalle varie Religioni. Hanno partecipato cattolici Cristiani e Ortodossi Islamici – Buddisti – Induisti.


fonte: iluoghidelsilenzio.it

lunedì 7 agosto 2023

Conto alla rovescia per il Ponte San Carlo: una storia da raccontare

 


Le prime notizie di un ponte situato nei pressi di Santa Maria del Piano risalgono ad oltre nove secoli fa, attorno al 1100. 


Importanti lavori di restauro furono compiuti in due momenti, nel 1434 e nel 1492. Il ponte venne poi integralmente ricostruito nel 1564, con una collocazione più a monte dell’attuale, in corrispondenza dell’odierna via Esino. Successivamente venne realizzato, ma in posizione arretrata, un ponte in muratura, fatto saltare dai tedeschi in ritirata nel luglio del 1944. 


L’attuale struttura, a 10 arcate, risale al 1965 ed è di lunghezza pari a 215 metri e larghezza di 9,5 metri. 


Ma la curiosità è legata anche al toponimo del ponte, quel “San Carlo” che fu tra le più eminenti figure della Chiesa del XVI secolo. 


Quale fu il motivo di tale intitolazione? Che rapporti esistevano tra il grande Cardinale della Controriforma e la nostra realtà territoriale? Carlo Borromeo (Arona 1538 – Milano 1584), nipote di Papa Pio IV, fu Segretario di Stato, protagonista del Concilio di Trento e Arcivescovo sulla cattedra di S. Ambrogio. Sotto il motto episcopale di “Humilitas”, fondò seminari, edificò ospedali e ospizi, riformò le strutture ecclesiastiche, impiegò le 

ricchezze di famiglia in favore dei poveri, fu in prima linea per assistere il popolo milanese, durante la devastante peste del 1576. Venne giustamente definito dai contemporanei “huomo di frutto et non di fiore, de’ fatti et non di parole”.

Il nostro Girolamo Baldassini (autore, nel 1765, delle “Memorie istoriche dell’antichissima e regia Città di Jesi”) sottolinea “le luminose doti delle quali andava adorna l’Anima felicissima di San Carlo, in cui mirabilmente risplendea integrità di costumi, di pietà, di senno e di sapere…”. 

Ebbene, San Carlo Borromeo fu realmente legato a Jesi, esercitando la sua influenza per la risoluzione di complesse questioni diplomatiche riguardanti il territorio. Nel 1563 i nobili Giovanni Amici e Francesco Ghislieri, in rappresentanza della comunità jesina, si recarono a Roma per chiedere al porporato di diventare Protettore della città. Nell’occasione gli fecero dono di un bacile d’argento del valore di 150 scudi. Ed 

effettivamente, il Cardinale si prodigò per Jesi, ponendo fine a dispute fiscali che penalizzavano fortemente le nostre terre: “Dolevasi oltremodo la Città di Jesi non men dell’aggravio, che ingiustamente soffriva di pagare senza motivo alcuno le spese, le quali i Birri e Uffiziali della Corte generale pretendeano in passando per queste nostre contrade, che per il mantenimento, a cui era violentemente costretta di più Cavalli leggieri di quello che gli toccava secondo la distribuzione già fatta, ed avendone a quello effetto avanzati ricorsi in Roma, S. Carlo Borromeo diede a tutti quei disordini opportuno rimedio”. 


Particolarmente devoto alla Madonna di Loreto, durante il pellegrinaggio del 1579 il Cardinal Borromeo fece visita a Jesi, suscitando un’imperitura ammirazione popolare. È sempre Baldassini che ci racconta l’episodio: “Volle ritirarsi nel convento dei PP.Minori Conventuali detti di San Fiorano e nell’ingresso, che Egli appena giunto fece in Chiesa, fu osservato che nell’inginocchiarsi non avea le suole nelle scarpe; onde non può ridirsi quanto grande fosse di tutti la divozione in vedere un Signore di sì gran nascita fare a piè scalzi un sì lungo viaggio”. 


Quando a soli 46 anni, il Cardinale morì prematuramente, la comunità jesina non esitò ad intitolargli, per riconoscenza, il ponte sul fiume Esino, la cui costruzione era avvenuta durante il felice periodo del protettorato. 


Da quattro secoli e mezzo, la tradizione ha conservato il toponimo. Colui che fu Pastore esimio di Milano, segnò la storia anche di quella che sarebbe diventata la Piccola Milano delle Marche.

 

Mauro Torelli, Voce della Vallesina, 5 Marzo 2023

San Tossano: la sorprendente scoperta del più antico volto di Francesco

 


Per secoli nessuno storico o critico dell’arte si era interessato a quella figura di santo francescano affrescata sulla parete dietro l’altare della piccola chiesa (un tempo parrocchiale) di Agolla, frazione di Sefro. Poi, diversi anni fa, uno studio di Alfredo Vergani su quanto resta di quell’opera d’arte tardo duecentesca rovinata dal tempo e anche dalla mano dell’uomo durante le varie fasi di ampliamento della chiesa, aveva individuato in quella figura Sant’Antonio da Padova. Ora, nuove ricerche portano ad una conclusione molto diversa e per certi versi clamorosa. Non si tratterebbe del santo d’origine portoghese morto a Padova nel 1231, bensì di San Francesco d’Assisi. Ad affermarlo è la professoressa Maria Giannatiempo Lopez, per oltre trent’anni funzionario della Soprintendenza ai beni storici ed artistici delle Marche, che ha svolto recentissimi studi sulla chiesetta di San Tossano ad Agolla. L’aspetto straordinario della nuova scoperta è data dal fatto che si tratterebbe della più antica raffigurazione di San Francesco realizzata su affresco nel territorio marchigiano.

L’ex chiesa parrocchiale di Agolla risale alla fine del XIII secolo e quel dipinto raffigurante in origine la Crocifissione con alcune figure di santi ai lati della Croce, sarebbe stato realizzato presumibilmente tra i sessanta e i cento anni dopo la morte di San Francesco, avvenuta nel 1226. La storica dell’arte Maria Giannatiempo ha presentato i risultati della sua ricerca all’Università di Macerata. L’occasione è stato il convegno sul tema “Francescani nelle Marche”, moderato da Francesca Bartolacci e promosso dal Dipartimento di studi umanistici diretto da Carlo Pongetti. Sono intervenuti, quali relatori, anche i professori Roberto Lambertini di Unimc e Raimondo Michetti dell’Università Roma Tre.


Nessuno aveva mai ipotizzato che in quell’affresco potesse essere stata ritratta la figura di San Francesco, forse per il semplice fatto che non sono visibili le sacre Stimmate solitamente presenti in tutta l’iconografia del Santo patrono d’Italia, ma ciò è dovuto alla circostanza che «l’affresco – come ha fatto osservare la studiosa – è irrimediabilmente rovinato proprio in corrisp
ondenza dei piedi e delle mani».

La tesi della professoressa Giannatiempo si basa su alcuni riscontri con altri dipinti del tardo Duecento e sul confronto con analoghe raffigurazioni di San Francesco presenti nell’entroterra maceratese (Camerino, Pioraco, San Severino), ma anche su un fatto storico legato al francescanesimo nell’Appennino marchigiano. Dopo la morte di San Francesco, il suo primo seguace, Beato Bernardo di Quintavalle, si ritirò in eremitaggio per alcuni anni sui monti di Sefro. Sotto falso nome in quella zona lavorò per un periodo anche come legnaiolo, diffondendo la venerazione del poverello d’Assisi tra la popolazione. Questo avrebbe poi “ispirato” la raffigurazione di San Francesco nell’affresco realizzato all’interno della chiesetta eretta ad Agolla sul finire del Duecento.

fonte: Marche Media, 19 dicembre 2017



Un affresco dai colori sbiaditi, posto sulla parete di fondo di una antica chiesetta, tratteggia la figura scrostata di un frate. Una comunità di poche case lungo il torrente e un’antica pieve posta all’ingresso del paese accucciato ai piedi dei Monti Sibillini giacciono sotto l’ombra arcana della Valle Scurosa.

E poi un sentiero che si inerpica lungo il Monte Crestaio sino a raggiungere un balcone naturale dove si avvicendano grotte antiche luogo di eremitaggio.

Pare essere l’incipit di un romanzo che mescola storia e natura alla devozione cristiana, invece si tratta della descrizione di alcune zone della frazione di Agolla, piccola comunità all’ingresso del Comune di Sefro, in provincia di Macerata.

Nell’aria i profumi della montagna nel circolo dei Monti Sibillini che abbraccia la vallata e su un palmo di mano eleva a 900 metri l’altopiano di Montelago. Lo scrosciare di acque pulite regala alla cucina locale la tradizione benevola della trota e il silenzio dona agli animi il placido dondolio del tempo.

Questo territorio collocato nelle Marche al confine con l’Umbria racconta di storie antiche, senza tempo, di passaggi di viandanti lungo la Valle Scurosa. Racconta di frati francescani che nel ‘200 dall’Umbria si spostarono sino a raggiungere questi luoghi di pace e di riflessione. E ancora più indietro nel tempo, racconta di riti pagani, di mistici, di oracoli e sibille.

Una dimensione ascetica che dal paganesimo, oggi, si sposta sempre più verso una religiosità fatta di frati dal saio di sacco e sandali ai piedi. Le Marche in fondo sono luogo di storia del francescanesimo, basti pensare ai quattro Papi francescani della Chiesa Romana.

Il mistero che avvolge la storia di Sefro e di Agolla si intreccia con il francescanesimo, tra memorie orali e percorsi storiografici da verificare. Perché in quella piccola pieve a guardia del cimitero, la chiesa di San Tossano, alle spalle dell’altare da secoli riposa la figura di un santo riconosciuta da alcuni come la prima effige di San Francesco.  E in una di quelle grotte calcaree tra i vari eremiti che le abitarono, si narra che si rifugiò il Beato Bernardo da Quintavalle, primo discepolo del santo di Assisi. Sefro parrebbe essere quindi una culla del francescanesimo, dove il primo e più intimo seguace di San Francesco si rifugiò in un periodo della sua vita, e dalla sua presenza si generò una comunità talmente fervida da inserire nell’affresco la prima effige del patriarca dell’ordine dei frati minori.

È davvero così o si tratta di credenze popolari?

Gli studi voluti fortemente dal Sindaco di Sefro Giancarlo Temperilli, con l’adrenalinica assunzione del rischio che affermino la matrice superstiziosa dell’intera vicenda, stanno in realtà rivelando numerose curiosità.

Raimondo Michetti, storiografo e membro della Società Internazionale degli Studi Francescani, riprende la figura di Bernardo da Quintavalle, il ricco mercante assisano primo a convertirsi alla figura di San Francesco, in quell’unico riferimento storiografico a Sefro e cioè quello di Padre Angelo Clareno. Padre vigoroso della contestazione parla della persecuzione interna all’ordine dei frati minori del 1232-1239 e annovera Bernardo tra i frati che si rifugiarono in eremitaggio. Proprio a Sefro, secondo quanto scrive il Clareno, Bernardo visse in una grotta per due anni lavorando in incognito per un falegname e proseguendo quindi la regola del testamento francescano del “laboricium” che non voleva i frati dedicarsi all’ozio.

Questa testimonianza rafforzerebbe la tesi secondo la quale quell’affresco nella chiesetta di San Tossano raffigurerebbe proprio San Francesco.

Sulla questione è intervenuta l’ex Soprintendente per i Beni Artistici e Storici delle Marche, Maria Giannatiempo Lopez che nella pittura tardo duecentesca della chiesetta di S. Tossano rinviene proprio l’immagine del santo di Assisi contrastando quanto sostenuto dallo storiografo Vergani che ne riconosce invece Sant’Antonio da Padova. La tesi della Giannatiempo si fonda sullo studio del rapporto tra i due santi nelle raffigurazioni del ‘200. Nella tradizione pittorica San Francesco viene raffigurato sempre alla destra del crocifisso, in segno di importanza, mentre solo alla sinistra Sant’Antonio. Iconograficamente poi, il santo padovano viene dipinto nel gonfiore che connota la malattia che lo affligge, l’idropisia, contrariamente al santo di Assisi sempre smunto e scavato in volto, esattamente come apparirebbe anche nell’affresco di Agolla. Ultima roccaforte della posizione della Giannatiempo Lopez sta nel fatto che la figura sulla sinistra del crocifisso sia stata completamente andata persa a causa di un allargamento della chiesetta, motivo in più per credere che il santo che “non siede alla destra del Padre” non fosse di primaria importanza.

Per dirla con il sommo Guicciardini, “Fede non è altro che credere con openione ferma, e quasi certezza le cose che non sono ragionevole, o, se sono ragionevole, crederle con più resoluzione che non persuadono le ragione”. Gli studi proseguono e affermeranno ciò che è ragione, ma prima ancora che questa possa bastare, Sefro e le sue grotte e la chiesetta di San Tossano sono già mete di pellegrinaggio per chi cerca, nei passi francescani, se stesso e Dio, colui che di fatto è in ogni luogo.

fonte: E. Sabbatini, Why Marche, dicembre 2017