sabato 31 ottobre 2020

60 anni !!!

 


Nell’immediato secondo dopoguerra, la volontà di ricostruire il tessuto sociale ed economico, si unì al desiderio di progettare una nuova espansione urbanistica della città.

L’area prescelta dalla pianificazione comunale, fu quella di Campolungo: ettari di campagna tra il Viale della Vittoria e la Figuretta di Tabano destinati alla costruzione di un nuovo quartiere con abitazioni, scuole, attività commerciali, strade e servizi.

Alla fine degli anni ’50, il Vescovo Giovanni Battista Pardini intuì l’esigenza di erigere una nuova Parrocchia per una zona chiamata ad accogliere centinaia di giovani famiglie.

Fu, dunque, naturale che, per la sua amministrazione, si rivolgesse ai Frati Minori, presenti in loco dal 1894, nel convento situato accanto alla chiesetta dedicata alla Madonna della Misericordia.




C’era bisogno di un Parroco in grado di affrontare la sfida.

La scelta ricadde sul trentasettenne Padre Ugolino Dottori (nato a Cupramontana nel 1923), ben conosciuto dal Vescovo per aver assolto l’incarico di suo segretario.

Professore di Teologia Morale e Maestro dei Chierici, incarnazione della mitezza evangelica, Padre Ugolino si dedicò anima e corpo alla costruzione della nuova comunità parrocchiale di San Francesco d’Assisi;

Nel suo lavoro fu affiancato da un gruppo di laici. Venne appositamente costituito un Comitato esecutivo presieduto da Ivanoe Cerioni e coordinato da Vito Savini.

In quella fase costituente, un importante ruolo aggregativo fu assolto anche da Alda Marasca (per tutti “Zia Alda”) Ministra della Fraternità locale del Terz’Ordine nonché autorevole Preside dell’Istituto Tecnico Femminile di Jesi

Le cronache dell’epoca raccontano che Padre Ugolino e il Comitato incontrarono 200 uomini capifamiglia e 220 mamme per esporre le linee programmatiche della nuova realtà parrocchiale.

L’insediamento ufficiale del Parroco avvenne il 4 dicembre del 1960. Il quotidiano cattolico “L’Avvenire d’Italia” così registrò l’avvenimento: “Domenica pomeriggio è stata solennemente inaugurata la trentaseiesima parrocchia della Diocesi, intitolata a San Francesco d’Assisi sorta nella chiesa omonima ufficiata dai Padri Minori francescani di Campolungo. Una folla numerosissima gremiva la chiesa mentre Mons. Vescovo dava ordine di leggere la bolla canonica di erezione della parrocchia”.



L’attività pastorale di Padre Ugolino procedette con l’entusiasmo tipico del pioniere e con il sostegno convinto di tanti giovani per i quali volle realizzare strutture adeguate; non disdegnò il lavoro materiale, tant’è che molti lo ricordano ancora alle prese con la carriola per sterrare e livellare l’area destinata alla costruzione del bocciodromo!

P. Ugolino comprese l’importanza della collaborazione delle associazioni laicali, in linea con gli orientamenti del Concilio, allora in corso di svolgimento. Al Parroco si deve la nascita dell’Azione Cattolica parrocchiale e la costituzione del Circolo Acli che raccolse in poco tempo oltre 150 soci.




L’impegno generoso di Dottori non conobbe soste, fino a quando il suo corpo - ma non certo il suo spirito - fu aggredito da un male incurabile.

Nella Cronaca della Parrocchia, alla data del 6 agosto 1966 leggiamo:

Il Parroco ha un tumore maligno. Questa mattina P. Ugolino è stato operato e, purtroppo, quello che era nelle previsioni dei medici è risultato vero: tumore maligno al pancreas in stadio avanzatissimo.

Quello che ha colpito tutti confratelli e fedeli, è stato il coraggio di voler sapere tutto e la serena accettazione della volontà di Dio.

Il parroco prega di far sapere a tutti i suoi parrocchiani che egli offre per il loro bene la sua sofferenza e la sua vita”.

Il 9 settembre 1966 Padre Ugolino si recò all’incontro con Sorella Morte, ad appena 43 anni di età.

Tra quanti lo conobbero, nessuno ha più dimenticato la francescana letizia che irradiava il suo volto:

“Soffrì non poche incomprensioni e avversioni, ma niente riuscì a spegnere mai quell’afflato di cordialità, accoglienza, giovialità, generosità che scuoteva le coscienze più impenetrabili. Accoglieva tutti, non mancava mai di introdurre furtivamente il seme della promessa e la luce della speranza. Anche nei più disperati, sapeva infondere la voglia di ricominciare! E’ stato l’inventore di un nuovo stile di rapporti fra uomini diversi.

Aggiungo che ho assistito assiduamente P. Ugolino negli ultimi giorni della sua vita! Da allora, non smetto di pregare Dio di insegnarmi a morire. Dopo disumane sofferenze, Dio lo chiamò al suo fianco nella notte del 9 settembre 1966. Da quel giorno la nostra parrocchia può contare su un santo protettore di prima grandezza” (Vito Savini)

“Ricordo il suo sorriso, la sua attenzione alle persone a ai loro problemi; soprattutto la capacità squisita di esprimere gratitudine per ogni piccolo servizio svolto in chiesa o nella pastorale.

Ero sacerdote novello e P. Ugolino si trovava in ospedale per vivere il momento decisivo della sua vita. Era giovane, ben voluto da tutti, ricco di energie e risorse per fare il parroco. Eppure era velocemente consumato dal tumore.

La cordialità reciproca si è trasformata in profonda e toccante amicizia. Desiderava che lo assistetti di notte. E delle notti, vegliate insieme, conservo nel cuore la sua serenità, il suo desiderio di voler fare solo la volontà del Signore e la sua sensibilità alla gratitudine. E’ morto, infatti, con il “grazie” sulle labbra. Grazie al Signore, ai medici, agli infermieri, ai parenti e a tutti quelli che lo hanno assistito o visitato. Per un giovane, e un giovane sacerdote, la sua vita e soprattutto la sua morte hanno costituito e costituiscono una delicata “lezione di vita” (P. Luigi Perugini).


Il seme gettato da Padre Ugolino, troverà in Padre Giancarlo Mandolini e nei parroci che si succederanno, altri coraggiosi “agricoltori” impegnati quotidianamente a far crescere la pianticella della comunità parrocchiale.

Negli anni ’70 - alla conclusione del processo di urbanizzazione iniziato nel decennio precedente - la Parrocchia di San Francesco d’Assisi raggiungerà il massimo sviluppo demografico con oltre 8000 anime distribuite in 2500 famiglie.

Il periodo è contrassegnato da una forte vivacità associativa. Sono oltre 500 gli iscritti ai vari gruppi ecclesiali (Agesci, Azione Cattolica, Ordine Francescano Secolare, Polisportiva Audace, Gioventù Francescana, Corsi di Cristianità, Conferenza San Vincenzo).

A metà degli anni ’80, il vasto territorio della Parrocchia subirà un ridimensionamento geografico determinato dalla nascita della nuova realtà di San Massimiliano Kolbe. La contrazione del numero delle anime, non provocherà impatti negativi sull’assetto associativo. Nuove formazioni (Rinnovamento nello Spirito, Cammino Neocatecumenale, Gruppo Famiglie) si aggiungeranno a quelle storicamente presenti. Muterà, tuttavia, la composizione anagrafica dei nuclei familiari con un effetto di tendenziale incremento dell’età dei parrocchiani.

 


Prenderanno avvio, in quel contesto, servizi rivolti alle famiglie (una parte dell’oratorio diventerà sede dell’Asilo Nido Cepi) e alle situazioni di povertà e disagio della nostra città (l’Armadio della Carità). Sarà, invece, il Gruppo Missionario ad aprire i confini della Parrocchia verso il Terzo e Quarto Mondo, attivando interventi di sostegno solidale in ogni latitudine.

Agli inizi degli anni ’90 un evento doloroso sconvolge la comunità parrocchiale: il 2 agosto 1991, durante la fase organizzativa di un campeggio, la giovane capo scout Caterina Benigni perde la vita in un tragico incidente stradale alle porte di Jesi. Il cordoglio dei gruppi ecclesiali e dell’Agesci regionale fu immenso.

In un “terreno” parrocchiale ben coltivato, l’azione dello Spirito ha suscitato molteplici vocazioni al diaconato permanente. Risale al 1996 l’ordinazione di tre padri di famiglia: Alberto Massaccesi, Guido Gianangeli e Giancarlo Sabbatini. Seguirà, in tempi successivi, Antonio Quaranta.

Nello stesso terreno, sono cresciuti laici che, negli anni ’90, hanno svolto servizi direttivi a livello superiore: è il caso di Daniela Storani, Vice Presidente nazionale di Azione Cattolica e  Vincenzo Renzi, Ministro regionale dell’Ordine Francescano Secolare.


 

Un ruolo fondamentale nella vita parrocchiale è da riconoscersi anche alla Fraternità dei Minori presente in convento.

Restano indimenticabili le figure di molti religiosi che divennero autentici punti di riferimento per le giovani generazioni. Tra i tanti ricordiamo Padre Nazareno Falasconi (straordinario “Baloo” del Branco Lupetti di Jesi 2, in servizio permanente effettivo per tutta la vita), Padre Luigi Capoferri (bibliotecario, animatore della Filodrammatica e promotore della “buona stampa”, in sella alla Lambretta o a bordo della Bianchina), Padre Pietro Trillini (insigne musicista e fondatore della Schola Cantorum), Padre Ivo Sebastianelli (instancabile tipografo, sempre immerso tra risme di carta, lettere in piombo e inchiostri).

Ma anche Fra Raffaele (dai ragazzi soprannominato Fra Solchetto per la sua attività di ortolano) e Fra Renato (addetto al servizio liturgico e, in caso di necessità, organista supplente).



Non meno rilevante l’attività dei tanti chierici che, proprio nello studentato annesso al convento, iniziarono il loro “tirocinio pastorale”, prima di essere destinati alle diverse comunità religiose della Provincia di San Giacomo della Marca.

Di questi ultimi anni, va sottolineato lo sforzo diretto a rinvigorire lo spirito comunitario della Parrocchia. In questa prospettiva, si assiste ad un forte rilancio del Consiglio Pastorale, inteso non quale organo di mera ratifica di decisioni di vertice, ma come strumento per analizzare i problemi, studiare soluzioni praticabili, promuovere iniziative e condividere obiettivi.

E proprio dal Consiglio prende forma l’ambizioso progetto di ricostruzione dell’oratorio, dopo l’abbattimento forzato del vecchio edificio a causa della presenza di amianto. La necessità di reperire finanziamenti, ha spinto tutte le associazioni a lavorare, fianco a fianco, per organizzare eventi e manifestazioni di grande attrativa.

In questi mesi, la chiesa è stata interessata dai lavori di restauro delle canne d’organo. A ben vedere, l’intervento manutentivo può assumere anche un valore simbolico.

Le canne, infatti, sono gli elementi che producono il suono dell'organo e vengono azionate attraverso i tiranti dei registri. Questi vengono impiegati dall'organista per variare il timbro dello strumento, in base alle indicazioni della partitura e secondo la personale sensibilità di chi è alla tastiera.

Potremmo dire che le canne rappresentano le diverse componenti della comunità parrocchiale (i battezzati, le famiglie, le associazioni) che, per impulso del Parroco (in questo caso, eccellente organista!) devono produrre una consonanza armonica.

In questi 60 anni, nove sacerdoti hanno assunto la guida della Parrocchia, ognuno con proprie peculiarità caratteriali e  propri talenti.

Tutti hanno assolto il loro mandato con dedizione e coraggio, dando dimostrazione di quelle doti che si richiedono ad un parroco: essere principio di comunione, profeta di speranza e maestro di preghiera.



Ai nove “organisti” va il ringraziamento della nostra comunità parrocchiale:

P. Ugolino Dottori (1960 – 1966)

P. Giancarlo Mandolini (1966 – 1975)

P. Sanzio Giovannelli (1975 – 1978)

P. Alberto Teloni (1978 – 1980)

P. Libero Cruciani (1980 – 1990)

P. Aldo Marinelli (1990 – 1999)

P. Bruno Fioretti (1999 – 2011)

P.  Silvio Capriotti (2011 – 2017)

P. Pierpaolo Fabbri (dal 26 settembre 2017)

 

                                                                                                                    Mauro Torelli


Voce della Vallesina, 20 settembre 2020