sabato 3 febbraio 2018

Cenni biografici su Crescenzio da Jesi

Voce della Vallesina, 28 gennaio 2018

Veramente encomiabile l’attività di studio di Laura Barbacci, Meri Sbaffi e Maria Cristina Zanotti confluita nel libro “La chiesa di San Marco, un gioiello nascosto”, presentato domenica 1 ottobre.

Di particolare interesse la scoperta di tracce templari che si innestano nel contesto francescano della chiesa, la cui prima origine è riconducibile – secondo la tradizione – al passaggio del Santo di Assisi nella nostra città attorno al 1215.

Per di più, l’opera delle tre autrici -  come si conviene ai migliori lavori in campo storiografico - ha il pregio di stimolare l’apertura di ulteriori “piste” di ricerca.

Sarebbe interessante, ad esempio, approfondire la notizia (riportata dalla Sbaffi) secondo cui la chiesa di San Marco costituirebbe il luogo di sepoltura dello jesino Crescenzio Grizi, sesto Ministro Generale dell’Ordine francescano e, successivamente, Vescovo della nostra diocesi, morto nel 1268.

La figura di questo frate, purtroppo misconosciuta nella sua terra di origine, è strettamente legata alle concitate vicende che seguirono la morte del Santo, avvenuta nel 1226.

E’ universalmente noto che la povertà costituisce il tratto qualificante dell’esperienza umana di Francesco (non a caso chiamato Pater pauperum) e trova conferma nel suo Testamento e nella Regola: “I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia. Né devono vergognarsi, perché il Signore si è fatto povero per noi in questo mondo”.

Come era umanamente prevedibile, il carattere radicale della volontà testamentaria di Francesco finì per creare, nei suoi eredi, divisioni e contrasti.
Mentre parte dell’Ordine propugnava il primato assoluto della “santa povertà”, altri esponenti (sostenuti dalla Curia Romana) vollero coltivare un obiettivo di proselitismo e di penetrazione francescana nella società dell’epoca:  tale strategia poteva essere perseguita  attraverso l’edificazione di nuovi conventi e lo sviluppo territoriale di una solida struttura organizzativa.

Molto presto i fautori della spinta apostolica entrarono in conflitto con i sostenitori del carisma contemplativo delle origini: con la bolla Quo elongati del 1230, Gregorio IX giunse a dichiarare che i frati non erano obbligati alla stretta osservanza del Testamento.

La presa di posizione del Papa fece divampare lo scontro tra la componente degli zelanti (strenui “custodi” del Testamento) e quella dei lassisti.

La situazione di crisi fu affrontata dallo jesino Crescenzio Grizi, Ministro Generale dell’Ordine tra il 1244 e il 1247, il quale si contrappose apertamente agli zelanti, in sintonia con l’autorità papale.

Appartenente a una delle più nobili famiglie della città, in gioventù aveva avuto, secondo alcune fonti, moglie e prole. Alla morte della coniuge, aveva deciso di entrare, insieme ad un figlio, nell’Ordine francescano.

Le Fonti così descrivono l’operato del Grizi: “Entrato nell’Ordine già vecchio, esperto in diritto canonico e in medicina. Non molto tempo dopo fu fatto Provinciale della Marca anconetana. Vi trovò una setta di uomini superstiziosi, che non camminavano secondo le verità del Vangelo (…) ritenendosi più spirituali degli altri e volendo vivere secondo il proprio arbitrio, attribuendo tutto questo alla mozione dello Spirito. Frate Crescenzio, mentre era ministro provinciale li sterminò con mano forte”(Fonti Francescane  2671)

Controverso fu il giudizio dei contemporanei sull’opera di Crescenzio: un giudizio sicuramente condizionato dalle contrapposte appartenenze dei suoi critici. La fazione avversaria degli zelanti gettò discredito su di lui considerando la sua azione “inutile” ed “insufficiente” (FF 2671). Per altri, al contrario, “il suo zelo era infiammato dalla carità, modellato dalla scienza e fortificato dalla fermezza”.

Ma, probabilmente, il merito maggiore ascrivibile a  Crescenzio Grizi è legato alla sua decisione di interpellare tutti i frati che avevano conosciuto Francesco per poter raccogliere ricordi personali, documenti, appunti, lettere private riferiti al Fondatore. Erano, ormai, trascorsi 18 anni dalla morte del  Santo e il gruppo dei primi seguaci cominciava, per ragioni anagrafiche, ad assottigliarsi, con il rischio di perdere per sempre informazioni preziose.

Attraverso il racconto diretto dei frati della “prima ora” Leone, Rufino e Angelo, fu possibile ricostruire la vicenda biografica di Francesco in quel testo straordinario giunto ai posteri sotto il titolo di Leggenda dei tre compagni.

E fu sempre il Grizi a commissionare all’agiografo ufficiale Tommaso da Celano, già autore della Vita Prima di San Francesco, una seconda biografia integrata con le notizie reperite tra i contemporanei del Santo.

Nel 1252 Crescenzio fu eletto Vescovo di Jesi e guidò la diocesi fino al 1264:“Dopo che ebbe governato l’Ordine per qualche tempo con fedeltà e prudenza, frate Crescenzo chiese di essere dimesso dall’Ufficio; in seguito fu nominato Vescovo della sua città natale” (FF 2513).

L’incarico di Crescenzio si svolse in un periodo alquanto tormentato della storia di Jesi: all’indomani della morte di Federico II (1250), suo figlio Manfredi portò a compimento la riconquista ghibellina della Marca di Ancona.

La nostra città fu privata del Vescovo e Crescenzio dovette abbandonare Jesi.

Appare, comunque, attendibile che la sua sepoltura – a motivo dell’alta dignità ecclesiastica conseguita nella doppia carica di Ministro Generale e Vescovo - sia avvenuta all’interno della chiesa di San Marco, considerata, per secoli, la chiesa madre dei francescani della Vallesina.

Esprimiamo l’auspicio che la ricerca storica su Crescenzio Grizi possa proseguire, affinché venga riconosciuta a questo francescano di origini nobiliari la giusta collocazione tra i figli più illustri della città di Jesi e della Vallesina.



                                                                                                                                          Mauro Torelli