martedì 25 dicembre 2018

Il Natale nella versione di Pietro Paolo Agabiti


Pietro Paolo Agabiti, terracotta policroma invetriata, prima metà sec. XVI, 
Pinacoteca Civica di Jesi

Nacque a Sassoferrato (Ancona) verso il 1470 dal maestro Agabito Agabiti. Pittore, non si ha notizia di un suo giovanile soggiorno nel Veneto che varrebbe a meglio spiegare il profondo legame con l'arte veneta, e particolarmente con quella di Cima da Conegliano, che si nota nella piccola pala Madonna in trono fra i SS. Pietro e Sebastiano del Museo di Padova, opera firmata e datata (Petri Pauli Saxiferrati opus MCCCCLXXXXVII)Tale dipinto, forse il più importante tra i non molti che dell'A. siano giunti sino a noi, chiarisce la sua educazione, indicando i limiti delle sue possibilità, che sono quelle di un modesto imitatore di Cima. Secondo la tradizione, allontanandosi in età giovanile da Sassoferrato, l'A. si sarebbe stabilito a Jesi; qui rimase quasi sempre fino al 1510, e vi prese moglie. Datati e firmati 1511 sono un trittico (Madonna e Santi)già nella chiesa di S. Maria di Catobagli, ora nella Pinacoteca di Sassoferrato, e una Natività in S. Maria del Piano del Ponte a Sassoferrato; nella stessa chiesa vi è pure, datata e firmata 1518, una pala d'altare (Madonna, S. Caterina e il Battista)Del 1522 era un quadro già nella chiesa di S. Francesco a Corinaldo, descritto da A. Ricci (1834), oggi perduto. Dal 1522 al 1524 l'A. eseguiva a Iesi, tra l'altro, alcuni affreschi nel Palazzo di Città, in collaborazione con Andrea da Iesi. Nel 1524 firmava e datava un grande trittico nella chiesa di S. Croce a Sassoferrato, con i SS. Benedetto, Mauro, Placido, Pietro, Damiano e Scolastica, ed avente una predella considerata tra le sue opere migliori. Firmata e datata 1528 è una Madonna col Bambino tra il Battista e S. Antonio di Padova, conservato ora nella Pinacoteca di Jesi. Dal 1531 in poi l'A. si ritirò nel convento dell'Eremita di Cupramontana, e quivi egli morì verso il 1540.
Le opere citate, dopo l'iniziale e così intensa adesione allo stile di Cima, rivelano un successivo impoverimento delle qualità dell'artista, sempre più smarrito tra gli influssi di L. Signorelli e quelli di L. Lotto, pittori che certamente dovette conoscere, essendo essi attivi proprio nella zona tra Arcevia e Jesi, negli anni stessi in cui egli vi lavorava. Le sue migliori qualità ci appaiono nei dipinti di piccole dimensioni, specialmente nelle predelle, dove sono vivaci piccole figure ed ampi e sereni paesaggi, di una tersa luminosità.
Un affresco (Madonna col Bambino e Santi)datato 1503, esistente nella chiesa di S. Esuperanzio a Cingoli, è stato attribuito all'A, da A. Colasanti e da B. Berenson, mentre L. Venturi, forse più giustamente, pensa per esso ad Antonio Solario.
L'A., oltre che pittore, pare fosse anche plasticatore; ma le ceramiche che gli furono attribuite sono con ogni probabilità opere della bottega robbiana; non v'è comunque possibilità di formulare sull'argomento un qualsiasi giudizio.
Bibl.: F. Menicucci, Diz. dei Cupresi-Montani, in G. Colucci, Delle Antichità Picene, IX, Fermo 1790, pp. CLXX-CLXXI; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, II, Milano 1824, p. 39; A. Ricci. Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, II, Macerata 1834, pp. 19, 38, 136-138, 158; A. Anselmi, Di un quadro in maiolica nell'Eremo di Monterubbio presso Pergola, in Arte e Storia, III (1884), pp. 404-405; Id., Dell'altare invariato di P. P. A. in Iesi..., ibid., V (1886), pp. 5,50; Id., Un fresco quattrocentesco di scuola umbra, in Nuova Riv. Misena, IX (1896), p. 104; H. Mireur, Dict. des ventes d'art..., I, Paris-Marseille 1901, p. 7; A. Anselmi, Miscell. storico-artistica di Sassoferrato e dintorni, Firenze 1905, pp. 15-20 (con prospetto cronologico); L. Venturi, Le origini della pittura veneziana, Venezia 1907, p. 264; Id., A traverso le Marche, in L'Arte, XVIII (1915), p. 206; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, Milano 1915, p. 678; A. Colasanti, Opere di P. P. A. finora non identificate, in Bollett. d'arte, XIII (1919), p. 91; L. Serra, L'arte nelle Marche, II, Roma 1934, pp. 175-177, 181-182, 413-415, 435; B. Berenson, Pitture ital. del Rinascimento, Milano 1936, p. 1; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, VIII, Provincie di Ancona e Ascoli Piceno, Roma 1936, pp. 70, 107, 110, 111, 114, 115, 119, 157, 163, 164, 167, 169, 179; R. van Marle, The development of the Italian Schools of painting, XVII, The Hague 1938, p. 481; A. Moschetti, Il Museo civico di Padova, Padova 1938, p. 207; L. Grossato, Il Museo civico di Padova, Venezia 1957, p. 17; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 109-110; Encicl. Ital., I, p. 829; U. Galetti-E. Camesasca, Encicl. della pitt. ital., I, pp. 9-10.

fonte: www.treccani.it

mercoledì 12 dicembre 2018

La Santa Lucia di Lorenzo Lotto




Nel cammino verso il Natale, raggiungiamo la Festa di Santa Lucia.

Lorenzo Lotto le dedicò, nel 1532, il suo capolavoro originariamente collocato nella Chiesa francescana di San Floriano e oggi conservato nella Pinacoteca civica di Jesi


sabato 8 dicembre 2018

Nella festa della Madonna del Tettarello


Autore ignoto, Traslazione della Santa Casa di Loreto e Santi, metà sec. XVII, olio su tela, conservato al Museo Diocesano di Jesi