domenica 20 dicembre 2020

Sisto V: "er Papa tosto"







 

..."studente a Jesi nel Convento di San Floriano"...
(Voce della Vallesina, 20 dicembre 2020)

sabato 19 dicembre 2020

Pietro Paolo Agabiti: 550 anni dalla nascita

 



Accade, molto spesso, che la fama di un uomo illustre metta in ombra le figure dei suoi contemporanei, negando agli stessi il meritato ricordo.

Tale situazione si è ripetuta anche in quest’ anno 2020 dominato, per quanto riguarda l’arte, dalle celebrazioni dell’astro di Raffaello Sanzio, in occasione del quinto centenario della morte, avvenuta a Roma nel 1520.

Pietro Bembo scrisse per l’Urbinate un epitaffio di folgorante efficacia inciso sulla tomba del Pantheon: da Raffaello, quando visse, la natura temette d'essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire” (Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente mori).

Si direbbe, allora, che, a fronte di tanta gloria, non può esistere alcuna competizione. Eppure costituisce atto di giustizia fare memoria di tutti coloro che, sempre nel secolo XVI, hanno contribuito alla storia dell’arte italiana, ancorché da posizioni defilate rispetto alle corti di Papi e Sovrani.

E’ il caso di Pietro Paolo Agabiti, poliedrico artista locale, di cui ricorrono – nel silenzio assoluto - i 550 anni dalla nascita (Sassoferrato, 1470).

Relegato dai critici nella categoria dei “minori”, sconta la mancata elaborazione di uno stile originale. Tuttavia il suo ruolo nella realtà pittorica marchigiana è degno di massimo rispetto.

La sua formazione registra molteplici influenze: spunti della pittura umbro marchigiana, suggestioni venete (Cima da Conegliano, Palmezzano), influssi di Crivelli e Vivarini,  impronte arcaicizzanti.




E proprio nella nostra città - nella quale trovò dimora e prese moglie - si sviluppò la maggior parte della vicenda artistica di Agabiti, a partire da una serie di affreschi all’interno d el Palazzo della Signoria (1519-1524), di cui si perse traccia a causa di un’improvvida imbiancatura.

Grazie alla committenza dei Frati Minori Osservanti di San Francesco al Monte, Agabiti consegnò a Jesi le opere della sua maturità: la Madonna in trono con Bambino e Santi, San Francesco tra S. Antonio e San Bernardino, San Girolamo penitente nel deserto (tutte risalenti al terzo decennio del cinquecento).

In quegli stessi anni, Lorenzo Lotto realizzava la Madonna delle Rose (1526), destinata ad uno degli altari della chiesa dei Frati. E’ probabile che i due pittori si incontrassero, in un periodo aureo nel quale, per impulso dell’Ordine francescano e delle Confraternite, Jesi assunse un ruolo di forte attrazione per tanti artisti.

Se nel linguaggio di Lorenzo Lotto - ricco di allusioni, simbologie e significati nascosti - si coglie la nascita della psicologia moderna, Agabiti mantiene costantemente un tratto didascalico e schematico, di semplice interpretazione per il popolo dei fedeli.

Addirittura nella sacra rappresentazione dei tre Santi francescani, il pittore utilizza l’espediente del “fumetto” per spiegare il mistero delle stigmate.

Antonio mette le dita sulla piaga del costato di Francesco esclamando “QUE SUNT PLAGE ISTE PATER BEATISSIME IN CORPORE TUO SANCTISSIMO” (“Cosa sono o padre beatissimo, queste piaghe nel tuo santissimo corpo?”). Francesco risponde all’interrogativo rivolgendosi a Bernardino: “HIS PLAGIS PLACATUS SUM IN DOMO DEI MEI” (“Grazie a queste piaghe sono stato riconciliato nella casa del mio Dio”).

Agabiti fu anche abile plasticatore, come è dimostrato dal celebre presepe in terracotta policroma invetriata oggi esposto, come le altre opere citate, nella Pinacoteca civica di Palazzo Pianetti.

Singolare il destino di Agabiti e, per certi versi, assimilabile a quello di Lorenzo Lotto: entrambi conclusero la loro vita all’interno di conventi.

Lotto, come è noto, morì a Loreto come oblato della Santa Casa; Agabiti si ritirò, per quasi un decennio, nel convento dei Frati della Romita a Cupramontana per terminarvi i suoi giorni nel 1540.

                                                                                           Mauro Torelli

 




In memoria di Padre Mario Silvestrini

 


martedì 8 dicembre 2020