venerdì 24 aprile 2020

Le tre esortazioni

TESTAMENTO DI SIENA: 1226 

[132] "Scrivi che benedico tutti i miei frati che sono ora nell'Ordine e quelli che vi entreranno fino alla fine del mondo. Siccome non posso parlare a motivo della debolezza e per la sofferenza della malattia, brevemente manifesto ai miei frati la mia volontà in queste tre esortazioni. 

[133] Cioè: in segno di ricordo della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino tra loro, 

[134] sempre amino ed osservino la nostra signora la santa povertà

[135] e sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa"

domenica 12 aprile 2020

Pasqua 2020




Giovanni, 20

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.  Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 3 Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.
 Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12 e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto". 14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15 Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo".  Gesù le disse: "Maria!". Ella si voltò e gli disse in ebraico: "Rabbunì!" - che significa: "Maestro!". 17 Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"". 18 Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: "Ho visto il Signore!" e ciò che le aveva detto.

sabato 11 aprile 2020

Venerdì Santo


Il dipinto è l'unica opera datata tra la fugace esperienza romana e il successivo trasferimento a Bergamo. Abbandonata la corte papale in fretta e furia, per motivi ignoti ma probabilmente legati a un ambiente artistico a lui non congeniale, se non ostile, Lotto si rifugiò nelle Marche, dove già aveva lavorato a importanti commissioni.
La pala, destinata alla chiesa di San Floriano di Jesi, venne cominciata nel 1511, su commissione della Confraternita del Buon Gesù. I confratelli avevano già contattato anni prima, senza successo, Luca Signorelli per lo stesso incarico. La rinuncia del Signorelli era dovuta all'obbligo di realizzare l'opera a Jesi e dall'avvicendarsi di prestigiosi incarichi di lavoro nelle Stanze Vaticane




Matteo, 27

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.  Tra queste c'erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. 58 Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. 59 Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60 e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all'entrata del sepolcro, se ne andò. 61 Lì, sedute di fronte alla tomba, c'erano Maria di Màgdala e l'altra Maria.

Marco, 15

Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41 le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43 Giuseppe d'Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch'egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44 Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45 Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46 Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro. 47 Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.


Luca, 23

Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51 Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52 Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53 Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto.  Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56 poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.


Giovanni, 19

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.  Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40 Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41 Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42 Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

I PERSONAGGI

Maria esprime la sua  disperazione; una pia donna si strappa i capelli, mentre Maria di Cleofe si allontana piangendo come se non sostenesse il dolore. La bocca della Maddalena si apre in un grido soffocato. Giovanni l’Evangelista serra i pugni, Pietro stringe in mano rassegnato i chiodi esibiti come una sinistra eredità, Nicodemo afferra con i denti il lenzuolo funebre e accompagna fin dentro il sarcofago il corpo esanime di Gesù.

Giovanni 3, 1-8
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».



Giovanni 3, 7-15
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».


Giovanni 3, 16-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

In quel tempo, Gesù disse a
 Le "Marie" che danno il nome al paese sono Maria Salome e Maria Jacobé, con Maria Maddalena, che secondo la leggenda sarebbero arrivate in questi luoghi assieme alla serva Sara la Nera

venerdì 10 aprile 2020

In ricordo di Augusto


Voce della Vallesina, 5 aprile 2020



Molti, in questi giorni, hanno giustamente reso omaggio ad Augusto Abbatelli, ricordandone il ministero di diacono e l’impegno profuso per 15 anni nella gestione dell’economato diocesano.
Vorrei, da parte mia, accendere una piccola luce sulla sua attività di Amministratore comunale, a servizio dell’amatissima Cupramontana, nel periodo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.

Ho conosciuto Abbatelli nel 1989, all’epoca in cui, in rappresentanza della Democrazia Cristiana, ricopriva l’a carica di Assessore nella Giunta presieduta da Massimo Del Moro. Il Sindaco gli aveva affidato, due deleghe di peso: i Lavori Pubblici e l’informatizzazione dell’ente.

Chi scrive, fresco vincitore di concorso, svolgeva il primo incarico lavorativo come funzionario della Segreteria.
Non so se la generazione dei millenial ha avuto il tempo di conoscere la “carta carbone” e il “bianchetto”. In quegli anni, le deliberazioni comunali venivano redatte con la macchina da scrivere e duplicate tramite carta copiativa. Gli inevitabili errori di battitura venivano eliminati con un liquido bianco che permetteva la sovrascrittura della lettera corretta.
Iniziavano, tuttavia, a circolare i primi computer; gli enti pubblici di maggiore dimensione stavano muovendo i primi timidi passi verso la rivoluzione informatica.

Augusto, forte dell’esperienza professionale vissuta nella Cassa di Risparmio, volle affrontare la sfida dell’innovazione all’interno della struttura municipale, anticipando molte altre realtà della Vallesina.
Proprio in quella situazione ebbi modo di apprezzare la qualità migliore, a mio avviso, di Augusto: la tenacia. Raramente, in oltre 30 anni di attività lavorativa, ho conosciuto Amministratori pubblici dotati, in egual misura, di fermezza di propositi e perseveranza di azione.
Una volta definito un obiettivo, Abbatelli puntava diritto alla sua realizzazione, senza tentennamenti e scoraggiamenti.
In modo metodico, avviò una consultazione delle principali ditte del settore informatico, mettendo a confronto una pluralità di soluzioni. Non poteva accontentarsi di prodotti standardizzati: cercava una risposta personalizzata alle specifiche esigenze di Cupramontana.
Grazie alla sua spinta, il Comune riuscì a dotarsi, in pochi mesi, di un apparato informatico all’avanguardia. Bianchetto e carta carbone finirono riposti, per sempre, nell’armadio dei reperti burocratici.

Ma, certamente, l’ambito operativo al quale Augusto si dedicò con maggiore passione fu quello dei lavori pubblici. La Giunta aveva stabilito di realizzare alcune opere di importanza prioritaria: in particolare, la costruzione di una palestra polivalente e l’ammodernamento dell’impianto di illuminazione pubblica (risalente all’anteguerra).
Il bilancio del Comune non avrebbe mai potuto sopportare tali investimenti, se non attraverso l’accensione di mutui. All’epoca era obbligatorio rivolgersi alla Cassa Depositi e Prestiti, accettando il rischio della competizione con centinaia di altri Comuni, anch’essi interessati a reperire fondi per finanziare propri progetti.

Ovviamente, il budget che la Cassa poteva distribuire era di gran lunga inferiore rispetto alla sommatoria delle richieste dei Comuni.
Per potersi “conquistare” un mutuo, era, dunque, fondamentale presentare una documentazione amministrativa impeccabile. Bisognava, infatti, superare le “forche caudine” di una istruttoria molto rigorosa.
La semplice assenza di una firma, l’imprecisione su un dato numerico o la carenza di una dichiarazione poteva compromettere il buon esito della procedura, impedendo la realizzazione di lavori pubblici per i quali le comunità civiche nutrivano aspettative.

In un tempo nel quale internet era sconosciuto, diventava indispensabile seguire “passo passo” l’istruttoria delle pratiche in corso. Bisognava, allora, utilizzare il telefono (molto spesso con scarsi risultati, per la difficoltà di trovare il giusto interlocutore) o, meglio ancora, recarsi direttamente a Roma, presso la sede della Cassa Depositi e Prestiti, in via Goito.
Non so dire il numero di viaggi in auto sul percorso “Cupramontana-Roma”, fatti insieme per monitorare costantemente lo stato di avanzamento delle istanze di mutuo: dal momento della presentazione al protocollo fino all’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione.

Abbatelli era formidabile nel tenere sotto controllo le molteplici fasi procedurali dei dossier riguardanti la Città del Verdicchio. In tal modo era possibile intervenire tempestivamente, qualora si fosse reso necessario integrare la documentazione o fornire chiarimenti.
Grazie alla sua tenacia perseverante, unita a quella del Sindaco Del Moro, le richieste di finanziamento furono integralmente accettate. Le opere pubbliche vennero realizzate nel rispetto del cronoprogramma e, ancora oggi, sono a servizio della cittadinanza.

Quando tanti anni dopo, nel 2005, si apprese la notizia della designazione del diacono Augusto Abbatelli all’incarico di Economo diocesano, alcuni rimasero sorpresi. Tra me e me pensai: “Anche questa volta, Padre Oscar ha fatto la scelta azzeccata!”
Ciao Augusto, Cupramontana ti è debitrice.

                                                                                                                          Mauro Torelli