sabato 10 dicembre 2016

Padre Rinaldi: tra gli artefici della Piccola Milano



Molto spesso cronaca e storia, presente e passato si  intrecciano con esiti imprevedibili;
Fatti e situazioni risalenti ad epoche antiche riemergono dal dimenticatoio e quasi reclamano una rinnovata attualità.

Il Consiglio Comunale di Jesi, riunitosi nella seduta del 21 novembre, ha approvato, a voti unanimi, la proposta di piano di dimensionamento scolastico per le Scuole superiori.

All’apparenza un adempimento di ordinaria amministrazione, in realtà il frutto di un complesso percorso partecipativo finalizzato a definire un equilibrio ottimale tra domanda di istruzione e offerta formativa, all’interno dell’ ambito territoriale.

In ogni Provincia, i Comuni sono chiamati a raccolta per esprimersi in merito alla programmazione della rete scolastica.

Questo percorso soggiace ad alcuni vincoli normativi, il primo dei quali è rappresentato da un freddo, ma inesorabile parametro numerico: in base alle indicazioni del Ministero dell’Istruzione, l’esistenza di  un’autonomia scolastica è subordinata al raggiungimento di un numero minimo di 600 allievi.

I numeri della realtà jesina ci dicono che gli Istituti Superiori con una popolazione scolastica inferiore a 600 allievi sono attualmente due: l’Istituto Tecnico “P. Cuppari” (n.531 allievi) e l’Istituto “Pieralisi” (costituito da IPSIA “Pieralisi” e IPAA “Salvati” di Monte Roberto per un totale di 527 allievi).

Per superare la situazione di deficit numerico, il Consiglio Comunale ha formulato una proposta di aggregazione dell’IPSIA “Pieralisi” di Jesi all’ITIS “Marconi” , in considerazione del fatto che i due istituti rappresentano da sempre realtà scolastiche con affinità rilevanti sotto il profilo didattico e con sedi adiacenti.

Nel contempo, il civico consesso ha espresso l’auspicio di giungere all’aggregazione tra l’Istituto Tecnico “P. Cuppari” di Jesi e l’Istituto Professionale Agrario “Serafino Salvati” di Monte Roberto.

L’intendimento è quello di costruire un polo scolastico dedicato alla “progettazione economica integrata” tra produzione agricola di qualità, ambiente, promozione del territorio e valorizzazione delle economie locali.

A prima vista, può sembrare illogica l’idea di accorpare un istituto tecnico con una scuola per l’agricoltura. In realtà, per il “Cuppari”, si tratterebbe, a tutti gli effetti, di un ritorno alle origini.

E’ necessario tornare all’epoca risorgimentale per comprendere come la scelta dell’aggregazione sia fondata su solide motivazioni.

All’indomani della battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860), il nuovo Governo del nascente Regno d’Italia nominò Lorenzo Valerio alla carica di Commissario Generale Straordinario delle Province delle Marche.

Valerio, avviò una profonda trasformazione civile e politica della Regione, distinguendosi per una forte politica di contrasto verso il mondo ecclesiastico.

Durante i quattro mesi nei quali rimase in carica, il Commissario emanò ben 840 decreti che ribaltarono completamente l'assetto delle Marche, fino a quel momento di matrice pontificia.

In particolare, Valerio si rese artefice di una capillare opera di soppressione e incameramento dei beni delle corporazioni religiose.

Nella Diocesi di Jesi i beni della Mensa Vescovile, del Capitolo, delle Confraternite, delle Collegiate e delle Opere Pie vennero espropriati, per essere assegnati ai Comuni o ad Enti di beneficenza laici di nuova istituzione oppure per essere venduti.

D’altra parte, va ascritto a merito di Valerio la riorganizzazione della pubblica istruzione, opera di cui, peraltro, il Commissario andò particolarmente fiero: “Ho istituito tre licei, uno a Fermo, uno a Macerata, a Senigallia il terzo; tre scuole tecniche superiori, cioè ad Ancona, a Fabriano ed a Pesaro ed una sezione agraria a Jesi, che già possedeva per questi studi un’accademia”.

In questo accenno autobiografico, è implicito il riferimento a quello che sarà l’Istituto “Cuppari”: le radici della prestigiosa scuola jesina debbono rinvenirsi nella Società Agraria Jesina e nella figura di un francescano conventuale: Padre Vincenzo Rinaldi.

Nato a S. Anatolia (oggi Esanatoglia) nel 1779, laureato in Filosofia, Teologia e Scienze, cultore di agronomia, alla professione di insegnante presso il Ginnasio di Jesi, abbinò l'impegno di studioso in materia di produzione del baco da seta.
Per impulso del frate e sotto l'egida del lungimirante Cardinale Pietro Ostini, Vescovo di Jesi, sorse, nel 1838, la Società Agraria Jesina, fondata da 63 soci, tra i quali figuravano personalità del calibro di Gaspare Spontini.
La presidenza del sodalizio venne affidata al Gonfaloniere Alessandro Ghislieri, mentre al Rinaldi fu demandato l'incarico di organizzare una scuola tecnico-pratica di agricoltura, con l'obiettivo di addestrare le nuove generazioni di contadini, in età compresa tra i 14 e i 18 anni, alla coltivazione  del baco secondo metodologie moderne.
Il titolo di “piccola Milano delle Marche” attribuito alla nostra città, evoca, a partire dalla prima metà del XIX secolo, l'epopea industriale di Jesi nel settore della produzione della seta.

Pochi numeri sono sufficienti per comprendere l'effettiva importanza dell'attività serica nel contesto economico locale.
Nel 1837, nasce la prima filanda: venti anni dopo gli stabilimenti diventeranno sette per arrivare al numero di dodici agli albori del novecento. All'epoca, su una popolazione di 23.000 abitanti, si conteranno ben 1.055 operaie occupate nel settore.
La storia del Cuppari prese, dunque, le mosse dalle scienze agrarie.
La formazione scolastica alimentò una imprenditoria innovativa, capace di incidere sul mercato nazionale e internazionale. Il marchese Giacomo Ripanti nel suo studio dal titolo “Cenni sull’industria della seta in Jesi” ebbe ad affermare: “Le sete di Jesi, prima tenute a vile anzi a dispregio, sono assai in credito fin sui mercati di Londra”.
Quell’obiettivo di innovazione, fissato quasi 160 anni fa, rimane più che mai valido e attuale anche per la realtà scolastica dei nostri giorni.

                                                                                                                            Mauro Torelli