venerdì 17 dicembre 2021

Hic liber est


Le biblioteche sono custodi di fondi librari antichi di fronte ai quali non di rado il visitatore reagisce con una esclamazione di meraviglia.

Risposte alle curiosità più comuni riguardanti questi libri (quali autori? quali opere? quando furono stampati?) sono offerte dalla catalogazione, che può consentire di viaggiare attraverso quei libri e di rispondere ad altre domande: chi lesse quei libri? Chi li possedette? Dove furono conservati in passato?

Venerdì 17 dicembre alle 18:00 in Biblioteca Planettiana saranno presentati i risultati del progetto "Hic liber est: per una storia delle biblioteche francescane in Vallesina", avviato dalla Biblioteca Planettiana in collaborazione con la Biblioteca storico-francescana e picena di Falconara Marittima, che ha inteso sviluppare questo aspetto legato alla ricostruzione delle vicende dei singoli volumi, traducendo i segni di possesso (note, ex-libris, timbri, legature) in informazioni ricercabili e navigabili liberamente on-line.

Interverrà la dr.ssa Monica Bocchetta, della Biblioteca storico-francescana e picena, che ci parlerà delle particolarità riscontrate durante la catalogazione dei fondi conservati dalla Biblioteca Planettiana e provenienti dai conventi soppressi in seguito all'unità d'Italia.

 

giovedì 9 dicembre 2021

La notte del fogarò


Le Marche: una Regione al plurale.

L’unica, in Italia, con un toponimo che indica una sommatoria di zone geografiche distinte.

A tutti sono note le differenze (di tipo geografico, storico, economico) tra le varie parti del territorio marchigiano.

Sono innegabili le peculiarità, anche di carattere idiomatico, che da sempre contraddistinguono  pesaresi, anconetani. maceratesi, fermani e ascolani.

E molto spesso, le diversità riguardano porzioni all’interno  della stessa Provincia.

Non è, dunque,  semplice individuare elementi identitari in una Regione che sembra concepita in un laboratorio di ingegneria costituzionale.

Eppure, a ben riflettere, un simbolo di coesione comunitaria può essere rappresentato anche dalle tradizioni popolari, spesso di matrice religiosa.

Nel 2005, il Consiglio regionale approvò la Legge n. 26 con la quale venne scelta la data del 10 dicembre per la celebrazione annuale della Giornata delle Marche, “quale solenne ricorrenza per riflettere e sottolineare la storia, la cultura, le tradizioni e le testimonianze della comunità marchigiana e rafforzarne la conoscenza e l'appartenenza”.

Come ben sappiamo, la data del 10 dicembre ricorda la festa liturgica dedicata alla  Madonna di Loreto, la cui devozione ha realmente accomunato generazioni di conterranei, a partire dal 1294. 

Nella tradizione popolare, il 10 dicembre evoca l’antica Festa della Venuta, caratterizzata dall’accensione notturna dei fuochi (i cosiddetti “focaracci”, “fogarò” “foghère”, “faoni”, a seconda delle zone), per rischiarare il volo della Santa Casa, sostenuta dagli angeli.

La festa nacque attorno al 1617 per impulso di due frati francescani, i cappuccini P. Bonifazio d’Ascoli e Fra Tommaso d’Ancona.

Grazie alla loro predicazione itinerante, le nostre campagne, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre, cominciarono ad illuminarsi nel ricordo della prodigiosa Traslazione.

La celebrazione venne ufficializzata nel 1624 dal Comune di Recanati, nella cui giurisdizione territoriale si trovava, all’epoca, la contrada di Loreto.

Nell’opera “La Santa Casa di Loreto discussioni istoriche e critiche” (1841), Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, ricorda le disposizioni per lo svolgimento della festa: «con lo sparo dei mortari e col suono di tutte le campane, si faranno fuochi sopra la terra del comune e si metteranno i lumi a tutte le finestre della città e si accenderanno fuochi da’ contadini di tutte le campagne».

La diffusione della festa fu rapida e capillare in tutta l’area del maceratese, ma riguardò  anche la zona di Jesi, nella quale erano presenti numerosi insediamenti francescani, da sempre promotori della devozione mariana (i Conventuali a San Floriano, i Cappuccini a San Michele presso l’isolato Carducci, gli Zoccolanti a San Francesco al Monte, dove oggi sorge la Casa di Riposo).

 Sempre nel XVII secolo, si affermò l’iconografia della Madonna del tettarello (Madonna de li cuppitti, nel maceratese), ovvero l’immagine  della Vergine di Loreto con in braccio il Bambino, seduta sopra la casa-chiesa, trasportata dagli angeli.

Una rappresentazione grafica che, per il suo carattere di semplicità ed immediatezza, assurgerà a livelli di riconoscibilità universale, grazie alla frequente riproduzione su opere d’arte, sculture e macchine processionali.

 Un breve giro nel centro storico di Jesi, conferma la forza di quell’iconografia.

Sull’altare maggiore della Cattedrale troneggia la pala marmorea della Traslazione, commissionata nel 1661 dal Cardinale Alderano Cybo.

Alla stessa epoca risale la tela, di autore ignoto (oggi conservata al Museo diocesano), nella quale un San Francesco, inginocchiato e attorniato da Santi, contempla la Madonna sorretta da creature angeliche.

In occasione della Festa della Venuta, un modello plastico della Santa Casa viene  esposto nella chiesa di San Pietro Apostolo.

A quella Parrocchia va il merito -  condiviso con i conventi francescani -  di aver preservato l’antica tradizione del falò della Venuta: da oltre quattro secoli simbolo unitario  delle genti marchigiane.

 

                                                                                                    Mauro Torelli


Voce della Vallesina, 12 dicembre 2021


domenica 10 ottobre 2021

Pane e Parola: la testimonianza di vita di Vincenzo Renzi



E’ sempre ardua l’impresa di colui che vuole racchiudere la vita di un uomo in una definizione.

Come è possibile descrivere un’esistenza di parecchi decenni, utilizzando solo poche parole? Si rischia l’incompletezza e l’approssimazione.

Eppure, a ben riflettere, per un uomo come Vincenzo Renzi (Offagna 1933 – Jesi 2020), il tentativo sarebbe possibile.

Alla sua esperienza si attaglia perfettamente il precetto evangelico: “Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

 Pane e Parola: queste sono state le coordinate della vita di Renzi.

Quando agli inizi degli anni ‘60 sorse il nuovo quartiere San Francesco, Vincenzo inaugurò un forno in via Raffaello Sanzio, destinato a nutrire le migliaia di giovani famiglie che si insediavano nella zona.

Per 25 anni, farina e lievito divennero fonte di sostentamento per sè, la moglie Anita e le sue figlie.

 Ma nella mente di Vincenzo - terziario francescano dal 1968 -  iniziò ad insinuarsi l’idea che il pane dovesse essere condiviso con i poveri.

Negli anni ‘70, grazie a quella intuizione anticonformista, prese vita il Gruppo Missionario.

Un inconfondibile Apetto verde, guidato dall’instancabile Vincenzo, iniziò a “sorvolare” le strade della città con l’obiettivo di raccogliere materiale dismesso (ferro, rame, ottone, alluminio) da destinare a nuovi utilizzi industriali e commerciali.

L’intero ricavato di quell’attività si trasformò in pane per le tante missioni francescane del Terzo e Quarto mondo. Per diversi decenni, un flusso incessante di carità raggiunse, da Jesi, le terre più lontane e desolate.

Inconsapevolmente, Vincenzo divenne un antesignano della “raccolta differenziata”, quando ancora tale termine non era stato coniato!

Non ritenendo sufficiente l’imponente impegno caritativo rivolto all’estero, Vincenzo si spinse ben oltre decidendo di condividere la sua stessa casa con gli immigrati senza tetto (“Ero forestiero e mi avete accolto, avevo fame e mi avete dato da mangiare”).

 

Renzi fu uno straordinario testimone della Parola.

Nella sua semplicità, riusciva ad incantarti per la profonda conoscenza del Vangelo che molto spesso citava a memoria. Durante il dialogo, era per lui naturale rafforzare le sue argomentazioni con appropriati e puntuali richiami alla Buona Novella.

L’interlocutore rimaneva sorpreso e ammirato, comprendendo di avere di fronte non un  teorico del Vangelo, ma un autentico operaio della vigna del Signore.

Il suo stile di vita, contrassegnato da profonda umiltà e dedizione alla preghiera, non poteva rimanere nascosto. La stima unanime di cui godette, suscitò la chiamata a delicati incarichi, prima come Ministro della locale Fraternità francescana e poi – alla fine degli anni ‘90 – come Ministro dell’Ordine Francescano Secolare delle Marche per un triennio.

 A poco più di un anno dalla morte, la Parrocchia di San Francesco d’Assisi vuole ricordare la figura e l’opera di Vincenzo (“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”).

Nell’occasione sarà presentato il libro “Memorie e virtù di Vincenzo Renzi” scritto dal fratello Alberto, con prefazione di Padre Ferdinando Campana (“Un Santo della porta accanto”).

Con rapide pennellate, l’autore tratteggia gli episodi salienti della vita di Vincenzo, ringraziandolo per i suoi insegnamenti.

Gli introiti derivanti dalla vendita del libro saranno destinati alle Missioni francescane, seguendo il solco tracciato da Vincenzo.

L’appuntamento è per domenica 10 ottobre 2021 alle ore 16.00 nella Chiesa di San Francesco d’Assisi.

 

                                                                                         Mauro Torelli


Voce della Vallesina, 3 ottobre 2021


Voce della Vallesina, 10 ottobre 2021


domenica 19 settembre 2021

Capitolo elettivo 2021


 





Il Consiglio eletto: Donatella Filonzi (Ministro), Roberta Amico (Vice Ministro), Stefano Romagnoli, Antonio Quaranta e Mariella Pastori (assente Paola Marincioni)


sabato 7 agosto 2021

La Festa del Perdono 2021

 



“Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. Fu una richiesta quasi audace quella fatta da San Francesco direttamente al Signore che gli era apparso in una notte del 1216 mentre era immerso nella preghiera nella Porziuncola. 

Si trovò, raccontano le fonti, improvvisamente circondato da un fascio di luce. Il Signore glielo concesse e Francesco, si recò subito da Papa Onorio III per ottenere l’indulgenza e il 2 agosto 1216, dinanzi una grande folla, alla presenza dei vescovi dell’Umbria promulgò il Grande Perdono. 

Francesco, in quella giornata di agosto, alle genti riparate all'ombra delle querce disse: "Fratelli, io vi voglio mandare tutti in Paradiso e vi annuncio una grazia che ho ottenuto dalla bocca del Sommo Pontefice".




Il Capitolo generale dei Frati minori, riunito a Roma, ha eletto il nuovo Ministro generale: si tratta di fra Massimo Fusarelli, attuale Ministro provinciale della Provincia di san Bonaventura dei Frati minori di Lazio e Abruzzo.

Nato a Roma il 30 marzo 1963, ha vestito il saio francescano il 28 luglio 1982. Il 30 luglio 1983 ha emesso i voti temporanei; ha professato i voti solenni l’8 gennaio 1989. Il 30 settembre 1989 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.

Dopo il corso istituzionale teologico all'Antonianum di Roma ha conseguito la Licenza in Scienze patristiche all'Augustinianum in Roma.

È stato definitore provinciale, animatore della pastorale vocazionale e poi della formazione permanente; più volte guardiano; Segretario generale di Formazione e Studi dal 2003 al 2009; visitatore generale per la Provincia di Napoli e poi per il processo di unificazione delle Province del Nord Italia.

























sabato 1 maggio 2021