domenica 17 settembre 2017

Sul Monte San Vicino




Sotto il profilo meteorologico, l’estate del 2017 verrà ricordata per il caldo torrido che ha caratterizzato la maggior parte delle giornate di giugno, luglio e agosto e per l’assenza di precipitazioni significative.

La ricerca del refrigerio ha spinto gli abitanti della Vallesina verso le mete tradizionali: in primo luogo la costa adriatica ma anche le alture dell’entroterra.

Il monte San Vicino, con i suoi 1480 metri, ha offerto una soluzione “low cost” per quanti non hanno potuto raggiungere le località alpine.

Quest’anno, per di più, il San Vicino è assurto a maggior notorietà per essere stato incluso tra le tappe della tournèe musicale di RisorgiMarche, promossa dall’attore Neri Marcorè.

D’altra parte, per chi risiede a Jesi e nei Castelli, l’inconfondibile profilo montano “a forma di elmo”, rappresenta un riferimento familiare durante le varie stagioni dell’anno.

Insieme alla Gola della Rossa, il San Vicino costituisce il fondale naturale della vallata del fiume Esino ed è particolarmente apprezzato per la suggestione dei paesaggi e la ricchezza dei boschi, meta di frequenti escursioni domenicali.

Non a caso, il monte ha ispirato, nel corso dei secoli, pittori e poeti della nostra terra.
Il cuprense Luigi Bartolini, celebre autore di “Ladri di biciclette” gli dedicò, nel 1959, un nostalgico racconto dal titolo "Se scoppiasse una nuova guerra":
E', tale, la montagna che, nelle Marche, sa d'eliconio Parnaso; io lo conosco di già, da tanti anni: da quando ero fanciullo. Oh, come lo conosco bene per il suo lungo ed il suo largo! Nonché per i suoi mille metri d'altezza sopra il paese di Frontale”. 

Ma il San Vicino è anche luogo di spiritualità, legato indissolubilmente alla storia dei Camaldolesi e al loro fondatore San Romualdo che a Valdicastro morì attorno al 1027.

Meno conosciute, ma altrettanto significative, sono le memorie di impronta francescana che si possono scoprire nel territorio del monte.

Un’antica tradizione accredita la presenza di San Francesco d’Assisi in una grotta, a doppio ingresso, situata sul versante sud occidentale alla quota di circa 1250 m, al di sopra della fascia rocciosa che si erge al limitare del bosco.
Un ambiente angusto, di quattro o cinque metri di profondità ed altrettanti di altezza, raggiungibile da Elcito mediante il sentiero n. 173 B.

Non esiste prova certa del passaggio del Santo,  ma è quanto mai attendibile la presenza dei suoi seguaci nella zona.

Il capitolo 42 dei  Fioretti - testo mirabile della prima letteratura italiana composto alla fine del Trecento – racconta la vicenda miracolosa di Frate Bentivoglia di San Severino il quale “dimorando ad Trave Bonanti (Ponte la Trave, a sud di Camerino), solo, ad guardare et servire ad uno lebbroso, avendo comandamento dal prelato (di) partirsi quivi et andare a un altro luogo, lontano da quello quindici miglia, non volendo abbandonare lo lebbroso, con gran fervore di carità se lo puose in su la spalla, portandolo da l’aurora fino al levare del sole per tutta quella via di quindici miglia, fino al detto luogo ov’era mandato, che si chiama monte San Vicino: quale viaggio, essendo stato un’aquila, non aria possuto sì presto volare. Et di questo divino miracolo fu sì grande stupore e ammirazione ad tutto quel paese (codice Bibl. SS. Apostoli.ms.XIV.C.XXI. , a cura di Mariano da Alatri).


Nel XIV secolo, una comunità di Clareni (impegnata, su impulso del predicatore Angelo Clareno, per il ritorno alla stretta osservanza della regola francescana,) si insediò nell’eremo di San Giacomo a Braccano, località situata sul versante matelicese del monte.

Nell’aprile del 1529, alle pendici del San Vicino in località Acquarella, si svolse il primo capitolo generale dei frati Cappuccini, durante il quale vennero redatte le costituzioni della nuova congregazione, nata a seguito di una scissione dal movimento francescano dell’Osservanza.

Nella tradizione religiosa universale, la salita in montagna viene considerata come il simbolo dell’ascesi, un viaggio interiore  che richiede coraggio e resistenza, capacità di ascolto e di silenzio, solidarietà e fiducia in se stessi e nei compagni che, insieme con noi, condividono la fatica del sentiero.

Al termine del periodo estivo, l’augurio è che possiamo sperimentare del salmista: “Sollevo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra” (Salmo 121).

Mauro Torelli (Voce della Vallesina, 3 settembre 2017)








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