"Troveremo
dipinto il monogramma YHS (iniziali maiuscole delle lettere greche iota, eta e
sigma) al vertice della celebre Pala
della Deposizione realizzata nel 1512 da Lorenzo Lotto proprio su
commissione della Confraternita del Buon Gesù.
La
realizzazione dell’opera d’arte è legata
ad una curiosa vicenda contrattuale: inizialmente la Confraternità aveva
commissionato la Deposizione a Luca Signorelli, pattuendo esplicitamente con il
pittore l’obbligo di svolgere il lavoro a Jesi
(ovverosia sotto il diretto controllo dei committenti).
Tale clausola
aveva lo scopo di impedire che l’opera venisse realizzata da mano diversa
rispetto a quella del maestro designato!
Il Signorelli,
chiamato successivamente in Vaticano per decorare alcune stanze pontificie,
preferì rinunciare all’incarico della Confraternità, in quanto evidentemente
meno prestigioso.
Quella di
Lorenzo Lotto fu, dunque, per la Confraternita, una scelta, per così dire, di
“ripiego”, favorita probabilmente da una segnalazione dell’umanista jesino
Angelo Colocci, all’epoca Segretario Apostolico presso la Curia Romana ed
estimatore delle doti artistiche del pittore veneziano.
La Pala -
straordinario capolavoro oggi esposta
nella Pinacoteca Civica di Palazzo Pianetti -
rende chiara testimonianza del grande ruolo acquisito dalla
Confraternita di ispirazione francescana, la cui azione si indirizzò anche sul
versante dell’assistenza sanitaria fino alla soppressione decretata nel 1781,
dopo oltre tre secoli e mezzo di attività."
dal libro: "800 anni, ma non li dimostra!" (seconda edizione, 2010), capitolo: "Nel nome di Gesù"
"La Deposizione di Jesi, è chiaramente ispirata al modello della Deposizione Borghese di Raffaello, dove verifichiamo lo stesso problema: il numero dei personaggi si pone drammaticamente intorno al corpo di Cristo, la Madonna alza le braccia secondo lo schema raffaellesco, ma quello che al pittore viene meno, in questa sua volontà di confrontarsi fino in fondo anche con la punta più avanzata della civiltà figurativa del momento, avendo sperimentato tutto il resto, è il senso dell'azione drammatica, del movimento che è risolto non solo da Raffaello o da Michelangelo, anche da Tiziano".
Vittorio Sgarbi, Piene di grazia, Bompiani
"Ci sono artisti che devono attendere secoli per essere compresi, e questo per certi versi è la misura della loro resistenza, la capacità di non esaurirsi nel tempo in cui sono vissuti, ma è anche la dimostrazione che l'avanzamento della ricerca aggiunge qualcosa alle opere rispetto a quello che esse apparivano o sono state.
Lorenzo Lotto condivide con Caravaggio di essere un pittore del Novecento: questa affermazione potrà stupire, perchè sembra pertinente per De Chirico e Moorandi o Sironi, artisti che hanno vissuto il Novecento. Alcuni artisti però sono stati pienamente compresi nel Novecento: ed è questo il caso di Lorenzo Lotto come di Caravaggio.
Il tempo dell'arte non corrisponde al tempo reale, è bensì un tempo interiore che il filosofo Henri Bergson ha indicato, negli anni dell'Impressionismo, come un tempo che non si misura con l'orologio.
In questa prospettiva, l'ora di Lorenzo Lotto coincide con l'ora di Sigmund Freud e con l'inizio della psicoanalisi.
Ordinando la pittura del Rinascimento, Bernard Berenson dedicò particolare attenzione a Lorenzo Lotto, mantenendo una distanza che, alla fine degli anni Cinquanta, gli fa dire di essere ben consapevole che Tiziano era più grande di Lotto. Quando poi gli toccò di scrivere "I pittori del Rinascimento" dedicò sei pagine a Tiziano e soltanto una e mezza a Lorenzo Lotto. Probabilmente Berenson sbagliava, perché è vero che l'impresa di Lotto è più ristretta, o perlomeno è psicologicamente più delineata, rispetto alla rappresentazione del mondo di Tiziano, in cui ogni emozione è contemplata e ogni sensibilità è indagata. In Lorenzo Lotto tutto è più confinato. Ma per Lorenzo Lotto tutto ciò che è confinato non è meno universale, anche perché arriva più in profondità rispetto a Tiziano, come è proprio della psicoanalisi. Chi si sottopone ad analisi da parte di uno picoanalista tenta di risolvere un nodo che non è sciolto dentro di sé, qualcosa che riguarda l'esistenza. Lorenzo Lotto, in questo senso, è il primo pittore psicoanalista. Guarda nel cuore degli uomini e cerca di capire qual è il nodo di dolore che è dentro di loro, l'ansia, la sofferenza, il desiderio. Sostare davanti a un quadro di Lorenzo Lotto dà un emozione perfino più forte, certamente più sottile, di quella che offre la contemplazione di un'opera di Tiziano".
Vittorio Sgarbi, "Lorenzo Lotto. I volti e l'anima", L'Artistica editrice, 2013
"La Deposizione di Jesi, è chiaramente ispirata al modello della Deposizione Borghese di Raffaello, dove verifichiamo lo stesso problema: il numero dei personaggi si pone drammaticamente intorno al corpo di Cristo, la Madonna alza le braccia secondo lo schema raffaellesco, ma quello che al pittore viene meno, in questa sua volontà di confrontarsi fino in fondo anche con la punta più avanzata della civiltà figurativa del momento, avendo sperimentato tutto il resto, è il senso dell'azione drammatica, del movimento che è risolto non solo da Raffaello o da Michelangelo, anche da Tiziano".
Vittorio Sgarbi, Piene di grazia, Bompiani
"Ci sono artisti che devono attendere secoli per essere compresi, e questo per certi versi è la misura della loro resistenza, la capacità di non esaurirsi nel tempo in cui sono vissuti, ma è anche la dimostrazione che l'avanzamento della ricerca aggiunge qualcosa alle opere rispetto a quello che esse apparivano o sono state.
Lorenzo Lotto condivide con Caravaggio di essere un pittore del Novecento: questa affermazione potrà stupire, perchè sembra pertinente per De Chirico e Moorandi o Sironi, artisti che hanno vissuto il Novecento. Alcuni artisti però sono stati pienamente compresi nel Novecento: ed è questo il caso di Lorenzo Lotto come di Caravaggio.
Il tempo dell'arte non corrisponde al tempo reale, è bensì un tempo interiore che il filosofo Henri Bergson ha indicato, negli anni dell'Impressionismo, come un tempo che non si misura con l'orologio.
In questa prospettiva, l'ora di Lorenzo Lotto coincide con l'ora di Sigmund Freud e con l'inizio della psicoanalisi.
Ordinando la pittura del Rinascimento, Bernard Berenson dedicò particolare attenzione a Lorenzo Lotto, mantenendo una distanza che, alla fine degli anni Cinquanta, gli fa dire di essere ben consapevole che Tiziano era più grande di Lotto. Quando poi gli toccò di scrivere "I pittori del Rinascimento" dedicò sei pagine a Tiziano e soltanto una e mezza a Lorenzo Lotto. Probabilmente Berenson sbagliava, perché è vero che l'impresa di Lotto è più ristretta, o perlomeno è psicologicamente più delineata, rispetto alla rappresentazione del mondo di Tiziano, in cui ogni emozione è contemplata e ogni sensibilità è indagata. In Lorenzo Lotto tutto è più confinato. Ma per Lorenzo Lotto tutto ciò che è confinato non è meno universale, anche perché arriva più in profondità rispetto a Tiziano, come è proprio della psicoanalisi. Chi si sottopone ad analisi da parte di uno picoanalista tenta di risolvere un nodo che non è sciolto dentro di sé, qualcosa che riguarda l'esistenza. Lorenzo Lotto, in questo senso, è il primo pittore psicoanalista. Guarda nel cuore degli uomini e cerca di capire qual è il nodo di dolore che è dentro di loro, l'ansia, la sofferenza, il desiderio. Sostare davanti a un quadro di Lorenzo Lotto dà un emozione perfino più forte, certamente più sottile, di quella che offre la contemplazione di un'opera di Tiziano".
Vittorio Sgarbi, "Lorenzo Lotto. I volti e l'anima", L'Artistica editrice, 2013
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