"I proficui
rapporti intercorsi con Giacomo della Marca e Marco da Montegallo, indussero il
Comune a formalizzare un invito ufficiale ai Minori dell’Osservanza, affinché
potesse essere costituito un convento a Jesi
Con una prima
proposta, risalente al 1450, il Comune offriva all’Osservanza la disponibilità
della Chiesa di San Marco. Tale soluzione, tuttavia, si rivelò non percorribile
a causa della ferma opposizione dei Conventuali.
Ulteriori
difficoltà emersero nel 1469 e nel 1471, a fronte di altri inviti.
Finalmente,
nel 1486, gli Osservanti accettarono di realizzare un insediamento a Jesi, ma
solo dopo ulteriori cinque anni di trattative, nel 1491, iniziarono i lavori di
costruzione di un nuovo convento con annessa chiesa intitolata a S. Francesco
al Monte, nella zona nord della città.
L’edificio di
culto - oggi non più esistente per le sciagurate motivazioni che avremo modo di
approfondire in seguito - sarà destinato
ad ospitare opere di straordinario rilievo artistico tra le quali la celebre Madonna
delle Rose (1526-27 c.) di Lorenzo Lotto e diversi capolavori di impronta
francescana opera di Pietro Paolo Agabiti (San Francesco, tra S. Antonio e
S. Bernardino, un Presepe in terracotta policroma invetriata).
Nell’altare
maggiore della chiesa era allocato un altro dipinto di Agabiti (Madonna in
trono con il bambino, San Giovanni Battista e S. Antonio da Padova,
1540 c.) di enorme interesse anche per il fatto di contenere l’illustrazione
del paesaggio jesino dell’epoca: sulla destra sono, infatti, disegnate San
Marco - chiesa madre dei francescani della Vallesina - con a fianco un
campanile (oggi assente) e, probabilmente, la stessa S. Francesco al Monte.
La nobile
famiglia jesina dei Colocci fu particolarmente legata alla chiesa, tanto da
patrocinarvi una Cappella gentilizia dedicata al SS. Crocifisso, nel cui
interno fu eretto un monumento funebre in memoria del consanguineo Giovanni
Benedetto, religioso di straordinaria cultura morto d’asma a Roma nel 1695.
Diversi furono
i membri della casata che vestirono il saio francescano: nel 1830 sarà Annibale
Colocci a rinunciare ai diritti di primogenitura per entrare nel convento
jesino dell’Osservanza con il nome di Padre Giuseppe.
Risale proprio
all’800 un acquerello del Marchese Adriano Colocci raffigurante la Chiesa di S.
Francesco al Monte, rappresentata in una conformazione architettonica non
dissimile rispetto ad un rarissimo reperto fotografico di scarsa nitidezza,
comunque di poco antecedente la
demolizione."
dal libro: "800 anni, ma non li dimostra!" (seconda edizione, 2010)
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