sabato 26 ottobre 2013

Lo Sporticello


All’indomani del Capitolo dell’Acquarella (1529) la diffusione del movimento cappuccino fu imponente, in particolar modo nel territorio marchigiano.



Nel rispetto delle Costituzioni i conventi dovevano sorgere fuori dell’abitato in luoghi solitari, non troppo lontani dalla città perché l’eccessiva distanza avrebbe reso difficile l’accesso dei fedeli, ma neppure troppo vicini per preservare il clima di raccoglimento dei frati:



“Che li luochi tutti siano presi fuori delle città distanti per un miglio, o poco manco; et che detti luochi che s’hanno a pigliare, et fabbricare, sino sempre sotto il dominio delli padroni, ovvero delle città, et siano sempre presi con questa conditione, che ogni volta, che li trovasse impedimento alla vita nostra, li frati liberamente si possino partire, et quando alli padroni no’ piacesse che frati abitassero in detto luoco, senza alcuna conditione s’habbiano a partirsi et andare in altro luoco".



Nel 1541 il Comune di Jesi assegnò all’ultima nata tra le famiglie francescane, un terreno nei pressi della Selva della Sterpara in località Castellare (l’attuale Tabano). Ancora oggi, tra i  contadini della zona,  è tramandata la memoria di una via denominata “Cappuccini vecchi”, a ricordo del primo insediamento inaugurato il 5 ottobre 1544.



Il convento fu sede del noviziato ed ospitò, nel 1557, Serafino da Montegranaro, destinato a salire agli onori degli altari nel 1767.



L’eccessiva distanza dal centro urbano  e la scarsità d’acqua in loco, indusse i Cappuccini, dopo appena 50 anni, a vendere l’edificio e a costruire, con il ricavato, un nuovo convento in un’area messa a disposizione dalla Famiglia Nobili nella zona dell’Isolato Carducci, a 46 passi dalla città.



La nuova struttura, cui era annessa la Chiesa di San Michele, disponeva di ben 34 celle e fu inaugurata nel 1592.



La grande stima acquistata in pochi anni dai Cappuccini, fece sì che il Comune decidesse di aprire, nel 1605, un varco sulle Mura Occidentali, con lo scopo di agevolare l’accesso in città dei frati, anche in caso di attacchi al convento da parte di malfattori: il passaggio, situato in corrispondenza dell’attuale via Pietro Grizio, prese il nome, ancora oggi in uso, di “sporticello”.
dal libro: "800 anni, ma non li dimostra !", seconda edizione 2010

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